Ci sono giochi brutti. Ci sono giochi brutti con dignità. E poi c’è Hotel Mario, una perla trash così leggendaria da far sembrare Dragon Ball Evolution per PSP quasi giocabile. Già, abbiamo detto quasi.
Ma com’è possibile che esista un gioco ufficiale di Mario sviluppato da… Philips? E soprattutto: perché esiste? Allacciati la cintura (e chiudi le porte), perché stai per entrare nell’incubo deluxe del Regno dei Funghi.
La storia vera dietro Hotel Mario
Torniamo alla fine degli anni ‘80. Nintendo e Sony avevano un accordo per creare una nuova console: la Play Station (scritto staccato). Ma Nintendo, all’ultimo, fa dietrofront e si accorda con Philips. Tradimento storico.
In cambio, Philips ottiene qualcosa di clamoroso: la licenza per usare Mario e Zelda su un suo dispositivo.
Quel dispositivo era il Philips CD-i. Una via di mezzo tra lettore CD e console, con controller terrificanti e zero supporto third party. Eppure, bastò per mettere in moto il disastro.
Chi ha creato Hotel Mario?
Non Nintendo. Non Shigeru Miyamoto. Ma uno studio americano chiamato Animation Magic, Inc., che lavorò anche ai tristemente famosi Zelda: Wand of Gamelon e compagnia.
L’idea era semplice: un platform con Mario e Luigi. Ma quello che venne fuori era qualcosa che sfiorava la parodia. Solo che era tutto ufficiale.
Trama: Bowser apre… una catena alberghiera?
Sì. In Hotel Mario, Bowser e i suoi figli conquistano il Regno dei Funghi aprendo 7 hotel. Peach, ovviamente, viene rapita e nascosta da qualche parte dentro queste strutture.
Il compito di Mario e Luigi? Chiudere le porte. Tutte.
Letteralmente: il gameplay si basa su salire piani e chiudere porte mentre i nemici escono da ovunque e le porte si riaprono a caso. Non combatti. Non salti sui Goomba. Chiudi porte.
E no, non stiamo scherzando.
Cutscene da incubo (ma doppiate)
Le scene animate di Hotel Mario sono diventate meme leggendari. Animation Magic realizzò cutscene completamente doppiate, una cosa rarissima per l’epoca.
Il risultato? Dialoghi deliranti, recitazione da recita scolastica e Mario che sfonda la quarta parete dicendo cose come “Nice of the Princess to invite us over for a picnic, eh Luigi?”.
Sembra un fan made fatto con PowerPoint. Invece è reale. E pubblicato con il logo ufficiale Nintendo.
Gameplay: porta dopo porta… dopo porta
Ogni livello è una torre verticale. Mario deve salire, evitare i nemici, e chiudere tutte le porte per completare il piano. Il problema? Le porte si riaprono da sole, i nemici appaiono con tempistiche randomiche, e i controlli rispondono come un telecomando scarico.
Il livello di frustrazione è altissimo, non per la sfida… ma per il caos incontrollato. E poi c’è il sonoro: effetti ripetuti, musiche stonate, e quell’aura da VHS impolverata che ti accompagna in ogni secondo.
Un’icona del trash videoludico
Oggi Hotel Mario è una leggenda per collezionisti. Non perché sia raro — lo è — ma perché rappresenta il momento esatto in cui un brand può andare fuori controllo.
Nintendo, per anni, ha fatto finta che non esistesse. E solo recentemente ha ammesso, con molta ironia, che sì, è successo davvero. Alcuni estratti sono diventati virali su YouTube e TikTok, soprattutto per il doppiaggio surreale e le animazioni allucinanti.
Ma quindi: è peggio di Dragon Ball Evolution?
Dipende. Dragon Ball Evolution era un tie-in pigro e brutto, ma almeno provava a essere un picchiaduro. Hotel Mario, invece, sembra un sogno febbrile: un platform senza salti, un puzzle game senza logica, un Mario senza Nintendo.
È peggio? Sì. Ma è anche più memorabile. Perché quando sbagli così, lo fai in grande stile.
Tu lo conoscevi Hotel Mario? Hai mai avuto il coraggio di provarlo? Parliamone su Instagram, tra una porta da chiudere e l’altra.