Il 1° agosto 2025 Mastercard pubblica su X una dichiarazione ufficiale: “Non abbiamo mai censurato giochi. Non abbiamo imposto restrizioni. Ogni acquisto legale è permesso sul nostro circuito.” Fine della storia? Macché.
Nel giro di poche ore, quel post viene travolto da una Community Note—il sistema di fact-checking collaborativo di X—che lo smonta pezzo per pezzo. Letteralmente.
Link, citazioni, precedenti. Il messaggio della nota è chiaro: Mastercard sta mentendo o, nella migliore delle ipotesi, sta nascondendo una verità scomoda.
Ma di cosa stiamo parlando?
Torniamo un attimo indietro. A metà luglio, Steam e Itch.io iniziano a rimuovere migliaia di giochi a tema adulto: visual novel, dating sim, esperienze interattive, titoli anche premiati. Nessun avviso, nessun confronto. Solo una giustificazione generica: “adeguamento alle policy dei payment processor”.
Il tutto esplode dopo una lettera pubblica del gruppo australiano Collective Shout, che chiede a Mastercard, Visa, PayPal e Stripe di tagliare i ponti con chi distribuisce contenuti considerati problematici.
La tempistica è sospetta. I tagli arrivano subito dopo. E quando Mastercard tenta di sfilarsi dalle responsabilità… arriva la community a sistemare le cose.
La Community Note porta le “receipts”
Sotto al tweet di Mastercard, compare questa frase:
“Sia Steam che Itch.io hanno dichiarato che la rimozione dei contenuti adult è avvenuta a causa della pressione esercitata dai payment processor, inclusa Mastercard. Inoltre, esistono precedenti documentati in Giappone di azioni simili da parte della compagnia.”
Fine del teatrino.
I link allegati mostrano tutto:
- Un articolo del Guardian del 29 luglio con citazioni dirette da Valve e Itch.io
- Le nuove policy di Steam introdotte il 16 luglio
- Un comunicato di Itch.io del 23 luglio che parla apertamente di scrutiny da parte dei processor
Insomma, i dev indie non se lo sono inventati. E le prove erano sotto gli occhi di tutti.
Steam: “o così, o perdiamo tutto”
Il 18 luglio 2025, Valve spiega a PC Gamer di aver ritirato alcuni giochi “per rispettare gli standard imposti dai processor di pagamento”. Nessun nome, ma il messaggio è chiaro: senza conformità, si rischia il blocco dei pagamenti.
Un incubo per una piattaforma da milioni di transazioni al giorno.
Il risultato? Visual novel scomparse, titoli nascosti, interi cataloghi devastati. Tutto in nome del “compliance”.
Itch.io: oltre 20.000 giochi oscurati
Il 23 luglio, Itch.io parla senza filtri: “Stiamo deindicizzando i contenuti adult per adeguarci alle richieste dei nostri payment processor”.
Non solo porno o hentai. Anche giochi che esplorano temi come identità, disabilità, sessualità. Tutto spazzato via. L’azienda aggiunge che sta cercando “partner alternativi per i contenuti 18+”.
In altre parole: Mastercard (e co.) non ci permette più di vendere questi giochi. Non esplicitamente. Ma i segnali sono inequivocabili.
E non è la prima volta
Nel 2024-2025, Mastercard e Visa avevano già bloccato i pagamenti verso store giapponesi che vendevano manga e doujinshi per adulti. Tutti contenuti perfettamente legali in Giappone.
Motivo? Pressioni internazionali da parte di gruppi per i diritti umani. Mastercard, in quell’occasione, non commentò. Visa disse che “non limita contenuti legali”. Ma i pagamenti furono sospesi comunque.
Anche lì, la censura non veniva imposta direttamente. Ma diventava inevitabile.
“Non si può gaslightare una community intera”
Il post di Mastercard è stato visto oltre 8,6 milioni di volte. I commenti sono stati feroci, a partire da quello dell’influencer @SmashJT:
“Pensate davvero di poterci gaslightare? Non funzionerà. Non con i gamer.”
Nel frattempo sono partite petizioni, reclami, ticket aperti ai servizi clienti. Un’ondata di backlash difficile da ignorare. E Mastercard, al momento, non ha rilasciato altri commenti.
La censura via pagamento è reale?
Non c’è un documento firmato Mastercard che ordina la rimozione di un gioco. Ma esiste qualcosa di ancora più pericoloso: la pressione sistemica. Regole imposte in silenzio, politiche moralizzanti, controlli indiretti che spingono le piattaforme a tagliarsi da sole i contenuti scomodi.
È questo che spaventa gli sviluppatori: non la censura aperta, ma quella mascherata da “conformità alle policy”.
E ora?
La vicenda non è chiusa. Ma una cosa è certa: la community non ha più intenzione di farsi prendere in giro. Non nel 2025, non quando esistono prove, archivi, e utenti pronti a smentire ogni tentativo di revisionismo.
Mastercard ha sottovalutato il mondo del gaming. E ora sta pagando il prezzo della sua stessa narrativa.
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