Se ti sei fatto un giro sui social negli ultimi giorni, avrai visto titoli allarmistici: “Nintendo blocca un evento benefico di speedrun” e varianti simili. La realtà? Un po’ meno da “villain corporate” e un po’ più da regolamento giapponese applicato alla lettera. Ma partiamo dall’inizio.
L’evento sotto i riflettori
RTA Japan è la più grande organizzazione di speedrun del Paese. Ogni anno organizza due maratone benefiche l’edizione estiva e quella invernale che raccolgono fondi per cause come Medici Senza Frontiere. L’evento 2025 è in programma dal 9 al 15 agosto e, a giugno, aveva già annunciato il programma: Cuphead, Silent Hill e tanti altri.
Poi il colpo di scena: il 13 giugno Nintendo ha contattato gli organizzatori, comunicando che per usare i propri titoli serve un’autorizzazione preventiva. Risultato? Zero giochi Nintendo nel palinsesto estivo.
Il nodo legale che cambia le regole

Qui non parliamo di un capriccio dell’ultimo minuto. Il punto è che RTA Japan, fino a poco tempo fa, non era un’entità legale registrata. Operava in modo indipendente, con una certa tolleranza. Ma una volta diventata un’organizzazione giuridica, sono scattate le norme giapponesi sul copyright: per trasmettere pubblicamente un gioco protetto, serve permesso scritto dal detentore dei diritti.
E in Giappone non si scherza: questo vale per eventi dal vivo, streaming, e persino per le agenzie di Vtuber, che devono richiedere licenza per ogni singolo titolo che portano in live. È normale, non eccezionale.
Il corto circuito mediatico
In Occidente la storia è esplosa in modalità “Nintendo cattiva che odia i fan”. E ci sta: se immagini un caso simile ai Summer Games Done Quick, con l’azienda che arriva e dice “stop ai nostri giochi”, la percezione è da attacco diretto.
Ma in Giappone la notizia non ha fatto scalpore. Nessuna rivolta su X, nessun hashtag di protesta. Perché? Perché per loro è la prassi. La differenza culturale e legale è enorme, e ignorarla porta a racconti monodimensionali.
Un caso già in via di risoluzione
RTA Japan non ha intenzione di abbandonare Mario & co. per sempre. L’obiettivo è ottenere i permessi e riportare i titoli Nintendo già nella prossima edizione. Quest’anno, semplicemente, i tempi erano troppo stretti per completare la procedura.
Non è un mistero: Nintendo è protettiva fino all’ossessione con le proprie proprietà intellettuali. Emulazione, ROM, contenuti fanmade… se c’è di mezzo il loro marchio, vogliono avere controllo totale. In questo caso, però, non siamo in zona grigia. È una legge chiara, applicata in modo coerente.
Indie World: parentesi di colore
Curiosità: lo stesso giorno in cui è uscita la notizia, Nintendo ha trasmesso un Indie World Showcase. L’autore del video originale da cui nasce il dibattito ha puntato lo sguardo su Mina the Hollower (in uscita a fine ottobre) e UFO 50 (compilation di 50 mini-giochi 8-bit style, ora a 25$ su eShop). Il resto? “Carino, ma passo”.
In sintesi
Più che un “Nintendo contro i buoni”, questa è una storia di regole giapponesi, status legale cambiato e burocrazia. Certo, l’effetto ottico in Occidente è pessimo, ma in patria è semplicemente routine. E il 2026 potrebbe già riportare i giochi Nintendo sotto i riflettori della maratona.
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