Roblox è di nuovo al centro di una bufera legale. Questa volta non si tratta di una protesta online o di una polemica passeggera: lo Stato della Louisiana ha ufficialmente avviato un’azione legale contro la piattaforma, accusandola di mettere a rischio la sicurezza dei minori. Un’accusa pesante, supportata da dati inquietanti, casi reali e una crescente pressione pubblica. E mentre Roblox dichiara di aver gestito oltre un miliardo di segnalazioni nel solo 2024, l’opinione pubblica si divide su un punto chiave: chi sta davvero proteggendo i bambini?
L’accusa della Louisiana
La causa è stata annunciata il 15 agosto 2025 dall’Attorney General Liz Murrill, e depositata presso la 21ª Corte Distrettuale della Louisiana. Secondo l’ufficio del procuratore, Roblox faciliterebbe la diffusione di contenuti inappropriati, non implementerebbe controlli minimi di sicurezza e non informerebbe correttamente genitori e minori sui rischi della piattaforma.
“La sicurezza dei bambini della Louisiana è in pericolo. Roblox è invasa da contenuti pericolosi e predatori perché mette crescita e profitti davanti alla protezione degli utenti,” ha dichiarato Murrill.
Lo Stato chiede il blocco delle attività promozionali ritenute ingannevoli, il rimborso dei danni subiti, il pagamento di spese legali e l’applicazione delle pene previste dalle normative statali contro le pratiche commerciali sleali.
Oltre 1 miliardo di segnalazioni (e 24.000 inviate al NCMEC)
Roblox ha risposto alle accuse fornendo numeri che da soli fanno impressione. Nel solo 2024, l’azienda afferma di aver gestito più di un miliardo di segnalazioni da parte degli utenti e di aver inoltrato 24.522 report al National Center for Missing & Exploited Children (NCMEC), l’ente che monitora gli abusi online.
La piattaforma conta oggi circa 111 milioni di utenti attivi ogni giorno, di cui oltre un terzo ha meno di 13 anni. Secondo dati ufficiali:
- il 20% ha meno di 9 anni
- il 20% tra 9 e 12 anni
- il 16% tra 13 e 16 anni
- il restante 44% ha più di 17 anni
Ma Roblox non impone alcun sistema obbligatorio di verifica dell’età, e questo, secondo la Louisiana, apre le porte sia a predatori che si fingono minori, sia a minori che si registrano senza controllo.
Il caso “Schlep”: tra vigilanti e censura
In parallelo alla causa legale, Roblox è finita nell’occhio del ciclone anche per aver bannato il creator noto come “Schlep”, che con la sua attività da “vigilante digitale” ha contribuito all’identificazione e arresto di almeno sei soggetti potenzialmente pericolosi attivi sulla piattaforma.
Schlep ha pubblicato una cease-and-desist letter che, a suo dire, proveniva da Roblox, chiedendogli di interrompere la sua attività di “baiting” contro sospetti predatori. La reazione pubblica è stata feroce: in molti hanno chiesto le dimissioni del CEO David Baszucki, accusando l’azienda di voler silenziare chi denuncia i problemi invece di risolverli.
Roblox ha risposto affermando che simili attività “creano ambienti insicuri, normalizzano comportamenti dannosi nelle chat e possono ostacolare le segnalazioni ufficiali alle forze dell’ordine”.
I giochi nel mirino
Nel testo della denuncia della Louisiana vengono citati diversi titoli esistiti sulla piattaforma, come Escape to “the island”, Diddy Party e Public Bathroom Simulator Vibe. Giochi che, secondo l’accusa, avrebbero ospitato contenuti espliciti o simulazioni inquietanti di abusi.
In un altro caso documentato, un utente arrestato nella parrocchia di Livingston è stato trovato in possesso di materiale illegale mentre era connesso a Roblox, usando un filtro vocale per imitare la voce di una bambina, probabilmente per adescare minori.
Roblox si difende, ma il caso esplode
La difesa della piattaforma si basa su un punto: i controlli esistono, ma attività come quella di Schlep non aiutano, anzi, “possono ritardare le indagini reali e diffondere pratiche dannose”. Il team di moderazione, sostiene Roblox, lavora su scala massiva, con sistemi di intelligenza artificiale e verifiche umane che filtrano milioni di interazioni ogni giorno.
Ma l’opinione pubblica è spaccata. I media tradizionali stanno trattando la questione come una crisi di sicurezza generalizzata, che va ben oltre Roblox. Perché se la piattaforma più usata dai bambini al mondo ha queste falle, cosa succede sulle altre?
Un problema che riguarda tutto il gaming
Il caso Roblox è emblematico. Il problema non è solo la piattaforma, ma l’intero ecosistema di giochi basati su contenuti generati dagli utenti (UGC). In questi ambienti, libertà creativa e rischi coesistono. Se i controlli falliscono o sono insufficienti, le conseguenze sono gravi. E chi paga sono i più giovani.
La denuncia della Louisiana manda un messaggio forte a tutto il settore: la tolleranza zero sulla sicurezza dei minori è diventata una questione politica, legale e reputazionale. E le aziende non potranno più cavarsela con generiche “policy di moderazione”.
E adesso?
La causa andrà avanti nei prossimi mesi. Intanto, il dibattito è acceso. Roblox è davvero il problema, o solo un capro espiatorio per un mondo che non ha ancora trovato un equilibrio tra innovazione e responsabilità? Intanto, genitori, giornalisti, attivisti e persino i giocatori stanno osservando ogni mossa.
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