Il 2025 sta regalando una delle sorprese più attese dai fan horror: Resident Evil 2 e Resident Evil 3: Nemesis nella loro versione originale PS1 sono di nuovo disponibili su PlayStation 5 e PS4, grazie al catalogo classici di PlayStation Plus Premium. Non stiamo parlando dei remake, ma dei giochi che nel 1998 e 1999 hanno definito il survival horror.
Questa volta, Capcom e Sony hanno deciso di riportare i titoli esattamente come li ricordavi, con qualche tocco di modernità grazie all’emulatore ufficiale. La domanda però è inevitabile: vale la pena rigiocarli oggi?
Il ritorno degli originali
Era dal 2019 che i riflettori erano puntati sui remake di Resident Evil 2 e 3. Gioconi, certo, ma sempre rivisitazioni moderne. I fan più nostalgici chiedevano da anni la possibilità di tornare alle versioni PS1, con i fondali prerenderizzati, i poligoni spigolosi e quell’atmosfera sporca che ha creato un genere.
Il desiderio è stato esaudito: dal 19 agosto 2025, Resident Evil 2 e 3 sono entrati nel catalogo PS Plus Premium. Chi ha l’abbonamento può scaricarli e giocare subito, ma sono disponibili anche per l’acquisto separato sullo Store digitale, a circa 9,99 dollari l’uno (in Europa intorno agli 8 euro).
Un dettaglio interessante: in alcune regioni, chi li possedeva già su PS3, PSP o PS Vita ha ottenuto la versione aggiornata gratis. In Italia, purtroppo, questa opzione non è attiva.
Le nuove feature dell’emulatore
Questi non sono semplici porting. L’emulatore Sony per i classici PS1 aggiunge funzioni che cambiano parecchio l’esperienza:
- Rewind: se sbagli una mossa, puoi tornare indietro di qualche secondo.
- Save states multipli: puoi salvare in qualsiasi momento e creare più slot, utili per testare scelte o boss fight.
- Up-rendering: i poligoni sono più nitidi e l’immagine appare pulita anche su TV moderne.
- Filtri video: per i puristi, c’è la possibilità di simulare scanline e look CRT.
- Controlli personalizzabili: puoi rimappare i comandi, evitando il trauma dei tank controls per i nuovi arrivati.
Queste opzioni trasformano l’esperienza in un ibrido tra fedeltà storica e comfort moderno.
Il fascino della “jank” PS1
L’upscaling fa miracoli per giochi con quasi 30 anni sulle spalle, ma porta con sé qualche effetto collaterale. I movimenti dei personaggi risultano un po’ “jittery”, con micro scatti nelle animazioni.
Per molti, questo non è un difetto, ma parte del fascino. L’estetica spigolosa, i fondali fissi e le espressioni rigide sono diventati iconici. In un’epoca di fotorealismo, tornare a quel look crudo è quasi una boccata d’aria.
Chi ha giocato i remake noterà subito le differenze: la tensione dei caricamenti tra le stanze, il suono delle porte che si aprono, la lentezza dei comandi. Tutti elementi che oggi sembrano ostacoli, ma che allora erano studiati per alimentare la suspense.
RE2 e RE3: due storie intrecciate
Vale la pena ricordarlo: Resident Evil 2 e Resident Evil 3 si svolgono nello stesso periodo, nella città infestata di Raccoon City.
- In Resident Evil 2 seguiamo Leon S. Kennedy e Claire Redfield, intrappolati nella stazione di polizia e alle prese con l’incubo del T-Virus.
- In Resident Evil 3: Nemesis vestiamo i panni di Jill Valentine, in fuga dalla città mentre viene braccata dall’implacabile Nemesis.
Le due campagne non si incrociano direttamente, ma i giochi si parlano. Una porta sbarrata in RE2 diventa esplorabile in RE3, una zona devastata da Jill appare intatta nell’avventura di Leon. Questo intreccio ambientale dava al giocatore la sensazione di vivere in un mondo connesso, un concetto che i remake hanno ripreso solo in parte.
Perché l’originale RE3 resta insuperato
Il remake di Resident Evil 3 è stato spesso criticato per i tagli drastici e la gestione del Nemesis. Il confronto con l’originale su PS1 è impietoso.
- Il Clock Tower: completamente eliminato nel remake, era una delle sezioni più memorabili del gioco originale.
- Nemesis: su PS1 era una minaccia costante, capace di apparire in momenti inattesi e inseguirti senza sosta. Nel remake si riduce a pochi scontri scriptati.
- Scelte multiple: nell’originale, Jill affrontava diversi bivi che portavano a conseguenze differenti, aumentando la rigiocabilità.
Rigiocarlo oggi permette di capire davvero perché RE3 fosse un titolo cult e perché molti fan abbiano accolto il remake con freddezza.
Mancano i trofei: occasione persa
La nota dolente di queste versioni è l’assenza di trofei. Nonostante Capcom avesse già sperimentato questa feature in altri classici come Dino Crisis e Resident Evil: Director’s Cut, qui non c’è nulla.
Un peccato, perché i Resident Evil classici si prestano bene a sfide alternative:
- finire il gioco senza salvare
- completarlo con poche aperture del forziere
- speedrun sotto un certo tempo
Sfide perfette per i cacciatori di platino, che qui restano a bocca asciutta.
Molti fan hanno dichiarato che sarebbero stati disposti a pagare anche 10 euro in più pur di avere i trofei. Per ora Capcom non ha rilasciato dichiarazioni su un possibile aggiornamento.
Giocare oggi: comfort e limiti
Abbiamo testato i giochi anche su PlayStation Portal, sfruttando lo streaming cloud. Funziona, ma i controlli touch al posto del touchpad fisico risultano poco intuitivi. Per un’esperienza fluida, meglio un DualSense tradizionale.
In ogni caso, queste versioni dimostrano che il survival horror della vecchia scuola regge ancora. L’atmosfera, la colonna sonora e il design dei mostri mantengono un impatto incredibile, nonostante i limiti tecnici.
Il valore storico
Resident Evil 2 e 3 non sono solo videogiochi: sono pezzi di storia. Hanno definito il ritmo del survival horror, introdotto personaggi che ancora oggi sono centrali nella saga e stabilito la formula del “panico da corridoio”.
Riaverli su PS5 significa due cose:
- Permettere ai veterani di rivivere l’esperienza com’era.
- Dare ai nuovi giocatori la possibilità di capire come è nato il mito di Resident Evil.
In un periodo di remake e remaster, avere la possibilità di toccare con mano gli originali è quasi un atto di preservazione culturale.
Dovresti giocarli?
Se ami Resident Evil, la risposta è sì. Anche se hai finito i remake, queste versioni ti faranno capire quanto diverso fosse il design originale. Sono più lenti, più macchinosi, ma anche più spaventosi.
Se invece non hai mai giocato un Resident Evil PS1, sappi che troverai controlli rigidi e grafica datata. Ma troverai anche un ritmo che nessun horror moderno riesce a replicare.