L’intervista arriva da un hands-on esclusivo con Danny Peña, volto storico del podcast Gamertag Radio, che ha incontrato Clemens Sawa (franchise director di Techland) a Los Angeles. Il tema? Dying Light: The Beast, il nuovo capitolo della saga zombie che rimette al centro Kyle Crane, in una forma mai vista prima.
Kyle è vivo. Ed è una bestia.
Non è uno spin-off. Non è un prequel. È la continuazione ufficiale della storia iniziata nel primo Dying Light. Kyle non è morto. È stato rapito dal nuovo villain The Baron, torturato e geneticamente modificato. Risultato? Non è più solo umano.
La nuova meccanica chiave è la modalità Beast: Crane si trasforma in una creatura brutale, con forza sovrumana, velocità, salti potenziati e una capacità di devastare zombie a mani nude. Può spaccare crani, strappare arti, sbriciolare nemici. Ma la trasformazione è instabile. E mentre guadagni potere, perdi il controllo.
È il cuore della narrativa: il potere come maledizione, la lotta per non diventare il mostro che odi.
Un mondo nuovo, pieno di pericoli veri
L’ambientazione si chiama Caster Woods, ed è una novità assoluta per la serie. Addio città verticali, benvenuti boschi, campi aperti e zone rurali. Pochi rifugi, tanta vulnerabilità. Ogni passo può essere fatale.
Di giorno ti muovi tra zombie lenti e mutanti veloci, usando le armi con intelligenza. Ma di notte tornano i Volatili, i predatori più spietati del franchise. E in mezzo al nulla, senza tetti dove nascondersi, l’ansia sale a mille.
Chimere e boss fight horror
Il Baron non ha solo rovinato Kyle. Ha creato le Chimere, boss ispirati all’anatomia umana e all’animazione horror giapponese. Muscoli a vista, design disturbante, attacchi a più fasi e colpi ad area. Ogni incontro è diverso, e la difficoltà si alza in modo intelligente man mano che affronti nuovi mostri.
Anche l’IA è stata potenziata. I nemici reagiscono meglio, attaccano in gruppo, rispondono alle tue strategie. Ogni colpo è fisico, brutale, soddisfacente. Un upgrade tecnico evidente rispetto a Dying Light 2.
Fino a 4 giocatori, tutti Kyle
La co-op è confermata fino a 4 giocatori, e sì, ognuno controlla Kyle Crane. Ma niente cloni identici: puoi personalizzare il look e attivare la modalità Beast in contemporanea con gli altri. È caos totale, ma è anche pura adrenalina.
Techland ha bilanciato l’esperienza: più giocatori, più nemici, più attacchi ad area, più sfida. Non importa se rompi un po’ il sistema, dice Sawa: l’importante è divertirsi. E in gruppo, funziona alla grande.
Una storia lineare, ma finalmente canonica
In The Beast non ci sono bivi, finali alternativi o scelte che cambiano tutto. È una storia scritta per essere la versione ufficiale del destino di Kyle. I dialoghi ti permettono di scoprire dettagli in più, ma la trama è una sola, e va dritta al punto.
Una scelta netta, motivata. Techland voleva chiudere il cerchio narrativo aperto nel primo gioco. E magari aprire nuove strade, con altri protagonisti in futuro.
Supporto post-lancio? Non ora. Ma sì.
Techland per ora non annuncia nulla, ma è chiaro che The Beast riceverà supporto. Lo conferma Sawa: Dying Light 1 e 2 riceveranno contenuti ancora per almeno due anni, e questo nuovo capitolo è parte di un piano più ampio.
Ma intanto, il focus è tutto sul lancio. Niente roadmap, niente DLC rivelati. Vogliono fare le cose bene, evitando i problemi avuti con il day one di Stay Human.
Uscita e Switch 2? Ancora top secret
The Beast è confermato su PC, PS5 e Xbox Series X|S. Quando esce? Nessuna data ufficiale per ora. E sulla possibilità di vederlo su Nintendo Switch 2, la risposta è chiara ma diplomatica: nulla da annunciare, ma Techland ci sta pensando seriamente. Sawa stesso dice di adorare la console e la considera “perfetta” per un titolo come questo.
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