Il ritorno di House of the Dead 2 su Nintendo Switch 2 non è un semplice remake: è una chiamata diretta a chi negli anni 2000 passava interi pomeriggi davanti alle macchine arcade o alla TV di casa, pistola alla mano. Ma come ogni operazione nostalgia, la domanda resta: si tratta di un’esperienza in grado di reggere oggi, oppure è un tuffo nel passato che funziona solo per i fan più irriducibili?
Per rispondere, l’abbiamo messo alla prova, analizzando ogni aspetto: contenuti, prestazioni, estetica, controlli e rapporto qualità/prezzo.
Contenuti e modalità: il pacchetto

Il remake non si limita alla campagna classica, ma mette sul piatto un set di modalità pensate per allungare la permanenza sul titolo:
- Campagna: il cuore del gioco, con tutti i livelli e le sequenze che i fan ricorderanno, riproposti con grafica aggiornata.
- Boss Rush: per affrontare di fila tutti i boss, senza intermezzi narrativi, utile sia per la sfida pura sia per allenarsi.
- Training Mode: sessioni rapide per migliorare la mira e memorizzare i pattern nemici.
- Secret Lab: la vera chicca per i completisti, una sezione in cui esplorare modelli 3D di nemici e protagonisti, armi, cutscene e curiosità di lore.
Questa ultima modalità è una di quelle aggiunte che non cambiano il gameplay, ma dimostrano attenzione verso chi ama scoprire retroscena, design e dettagli nascosti. Per i fan della saga, un plus non da poco.
Prestazioni su Switch 2: solide e stabili
Il test è stato fatto su Nintendo Switch 2, e da questo punto di vista il gioco convince:
- Frame rate stabile per tutta la durata delle partite, senza cali percepibili.
- Texture pulite e definite, sia sui personaggi che sugli ambienti.
- Nessun problema di caricamento evidente, tempi di attesa contenuti.
Chi ha giocato a House of the Dead 1 Remake su Switch 1 ricorderà qualche incertezza sul fronte tecnico; qui, grazie all’hardware aggiornato, la situazione è nettamente migliore. È chiaro che il motore non sta spingendo al limite la console, ma l’esperienza è fluida e reattiva.
Stile visivo: qui i fan si dividono
E qui arriva il primo vero punto critico. Il remake opta per una palette cromatica meno vivace rispetto agli originali Dreamcast e Wii. Il filtro “giallastro” – definito senza mezzi termini “piss filter” da alcuni fan – appiattisce la scena e toglie un po’ di quella personalità visiva che, storicamente, era marchio Sega.
Anche l’illuminazione tende a scurire eccessivamente alcune aree. L’effetto complessivo è un look più cupo e generico, che può piacere a chi cerca un’atmosfera più “seria”, ma rischia di deludere chi voleva ritrovare i contrasti e i colori brillanti degli originali.
Un’altra differenza riguarda la resa del danno sui nemici: in passato era possibile “smembrare” e colpire con grande varietà le diverse parti del corpo, con feedback visivo immediato. Qui gli effetti di danno sono meno dettagliati, e questo riduce un po’ la soddisfazione dello sparo.
Audio e doppiaggio: nostalgia non sempre positiva
Il doppiaggio originale di House of the Dead 2 era un manifesto del B-movie style: recitazione esagerata, frasi improbabili, pronuncia a volte incerta. Ed era proprio questo a renderlo iconico. Il remake prova a riprodurre quell’effetto, ma il risultato, per molti, peggiora la formula: alcune voci risultano meno convincenti, altre semplicemente fuori contesto.
Non si tratta di un problema tecnico – la qualità audio è pulita – ma di una scelta artistica che non tutti apprezzeranno.
Controlli: Joy-Con singolo e alternative
Uno degli elementi più attesi era il supporto al singolo Joy-Con per simulare la pistola arcade. L’idea è ottima, ma in pratica emergono due problemi:
- Mira imprecisa con i settaggi di default, troppo sensibili.
- Affaticamento della mano dovuto all’impugnatura non ottimale.
Dopo una calibrazione manuale, la situazione migliora, ma resta difficile centrare bersagli piccoli o rapidi, soprattutto nei boss fight.
La soluzione consigliata da chi ha provato il gioco? Un accessorio a forma di pistola in cui inserire il Joy-Con. Non trasforma il gameplay, ma:
- aumenta la stabilità della mira
- riduce la fatica
- rende la calibrazione più intuitiva
Per un titolo basato sulla precisione, questa modifica hardware è un investimento sensato.
Longevità e rigiocabilità
Un punto a favore del remake è la rigiocabilità: oltre alle modalità extra, ogni run può variare grazie ai percorsi alternativi e ai diversi esiti nei salvataggi dei civili.
Non siamo ai livelli di un gioco moderno a mondo aperto, ma per un rail shooter la varietà c’è, e può tenere impegnati anche dopo la prima conclusione.
Rapporto qualità/prezzo
Qui la valutazione diventa più personale. A prezzo pieno, le mancanze in termini di rifinitura e fedeltà estetica all’originale pesano di più. In saldo a circa 16 €/$, come nel caso provato, l’acquisto ha molto più senso, soprattutto per chi ama il genere. Sotto i 15 euro, diventa un affare per i fan dei light gun.
Chi non ha legami affettivi con la saga, invece, potrebbe percepirlo come un prodotto “di nicchia” che non giustifica l’investimento a prezzo pieno.
A chi è consigliato
Consigliato se:
- Sei un fan dei rail shooter e hai amato l’originale.
- Vuoi rivivere l’esperienza arcade su hardware moderno.
- Non ti spaventano scelte estetiche diverse e qualche limite tecnico.
- Hai modo di giocarlo in saldo e magari con un accessorio a pistola.
Sconsigliato se:
- Ti aspetti un remake “di lusso” con grafica top e totale fedeltà cromatica.
- Non sopporti doppiaggi volutamente esagerati o caricaturali.
- Non sei disposto a investire tempo nella calibrazione dei controlli.
Il verdetto finale
House of the Dead 2 Remake su Nintendo Switch 2 è un titolo che divide. Per i fan è un ritorno a casa, con difetti evidenti ma anche momenti di puro divertimento. Per chi arriva senza legami emotivi, invece, rischia di essere un prodotto interessante ma poco incisivo.
Il consiglio è chiaro: prendilo in saldo, preparati a calibrare bene i controlli e, se vuoi il massimo, procurati un accessorio a pistola. Così facendo, avrai tra le mani un’esperienza arcade solida, seppur non perfetta, da goderti in sessioni brevi e intense.
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