Una volta si imparava con slide noiose, quiz a crocette e manuali da cento pagine. Oggi, invece, c’è chi simula un incendio in realtà virtuale, chi supera livelli per apprendere le normative di sicurezza, chi “gioca” al primo soccorso… tutto mentre è al lavoro.
Benvenuti nel mondo della gamification aziendale, dove i videogiochi non sono più solo intrattenimento, ma veri strumenti di formazione professionale. E no, non stiamo parlando di videogame “seri” nel senso noioso del termine. Parliamo di esperienze interattive, quiz animati, app mobile con premi digitali, escape room formative e persino avatar che guidano il dipendente attraverso un nuovo protocollo aziendale.
Una rivoluzione silenziosa ma concreta, che ha già conquistato grandi aziende, pubbliche amministrazioni e PMI. Anche in Italia.
Imparare a lavoro con i giochi: funziona davvero?

Numeri alla mano: le persone apprendono meglio se si divertono, ricordano di più se sono coinvolte, e restano più attente se il contenuto non sembra un compito da svolgere.
Secondo recenti studi europei, i training gamificati possono migliorare l’apprendimento fino al 70% in piùrispetto ai corsi tradizionali.
Ecco perché sempre più realtà stanno adottando soluzioni gamificate, anche per materie ostiche come la sicurezza sul lavoro, l’igiene alimentare o la protezione dei dati.
E’ quello che ci ha confermato Frareg, azienda italiana attiva da oltre 30 anni nella formazione professionale, che ha introdotto microlearning, moduli interattivi e strumenti ispirati ai videogiochi per rendere la formazione più coinvolgente e accessibile a tutti.
Come funziona la gamification
La gamification non è “mettere un joystick in mano a un dipendente”, ma trasformare un contenuto formativo in un’esperienza interattiva, con elementi presi in prestito dai videogiochi:
- livelli da superare,
- badge da conquistare,
- missioni a tempo,
- classifiche e persino narrazione immersiva.
L’idea è semplice: se un gioco riesce a tenerti incollato allo schermo per ore, perché non applicare lo stesso meccanismo all’apprendimento? Il cervello, dopotutto, non distingue tra “gioco” e “formazione” quando l’esperienza è coinvolgente.
Esempi reali: dalla VR al quiz a livelli
Negli ultimi anni, aziende e istituzioni hanno iniziato a usare strumenti che sembrano usciti da uno studio di game design:
- Simulatori VR: indossi un visore e ti ritrovi in una fabbrica dove devi spegnere un incendio, evacuare, usare correttamente un estintore.
- Quiz interattivi a livelli: rispondi a domande sempre più complesse per scalare la classifica e sbloccare nuovi contenuti.
- Escape room virtuali: devi risolvere enigmi per trovare il codice che ti “salva” da un cyber attacco o da un disastro ambientale.
Tutte esperienze che aumentano l’engagement, la memorizzazione e la motivazione.
Chi la usa: aziende, scuole, enti pubblici
Soprattutto all’estero, la gamification non è più una nicchia. La usano grandi gruppi industriali, multinazionali, scuole superiori, università, persino enti pubblici per sensibilizzare su tematiche come il cyberbullismo o la sicurezza stradale.
Walmart, nota azienda americana, ha introdotto la formazione in realtà virtuale nelle sue “Walmart Academies”: simulazioni immersive di scenari complessi (es. Black Friday, gestione incidenti). Hanno rilevato un aumento del 10–15 % nella retenzione delle conoscenze e un 70 % in più di fiducia dei dipendenti.
UPS utilizza VR per addestrare i propri autisti: simulazione di manutenzione del veicolo e scenari di guida per migliorare la sicurezza e ridurre costi.
Ma ci sono anche enti che fanno uso di giochi e simulazioni, come la Endeavour Foundation (Australia), che ha investito 200.000 USD in simulatori VR per formare persone con disabilità intellettive: guida, uso carrelli elevatori, sicurezza in magazzino, ecc. L’obiettivo è stato migliorare capacità di vita indipendente e competenze lavorative.
Perché l’apprendimento tramite gioco funziona: neuroscienza e motivazione
I motivi per cui la gamification funziona sono chiari e scientifici:
- il cervello ama i feedback immediati (es. “hai superato il livello”),
- l’apprendimento è più solido quando è legato a un’esperienza multisensoriale,
- la competizione amichevole aumenta la motivazione,
- l’interattività mantiene alta l’attenzione, soprattutto in contenuti complessi.
Non a caso, chi partecipa a corsi gamificati ricorda più a lungo i contenuti, è più coinvolto e tende ad applicare le nozioni apprese con maggiore sicurezza sul campo.
Il futuro? Formazione sempre più “videoludica”
Secondo Frareg, nel prossimo futuro vedremo:
- più realtà aumentata nei corsi tecnici,
- chatbot educativi che guidano l’apprendimento passo dopo passo,
- formazione adattiva: ogni lavoratore o studente riceverà contenuti diversi in base al suo livello, come nei giochi con AI dinamica,
- dashboard personali con statistiche, progressi e obiettivi, in perfetto stile RPG.
E se già oggi ti capita di “giocare” un corso sulla sicurezza o sull’igiene alimentare, sappi che è solo l’inizio.
Quando il lavoro prende ispirazione dai videogiochi
Non è più un’utopia pensare che i videogiochi migliorino il modo in cui impariamo, anche al lavoro. L’esperienza di chi li sviluppa ritmo, immersione, gratificazione sta rivoluzionando anche la formazione professionale.
E se un giorno ti troverai a spegnere un incendio virtuale o a risolvere un enigma per imparare una nuova norma, ricorda: non stai perdendo tempo. Stai imparando, giocando.