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Opinioni e EditorialiNotizia

Perché molti videogiochi non hanno l’italiano? La cruda verità dietro una scelta (molto) strategica

I videogiochi non sono più tradotti in italiano? Ecco i numeri (e le colpe) che spiegano perché. E cosa puoi fare per cambiare le cose.

5 ore fa
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Ogni volta che esce un gioco atteso, la scena si ripete. Il post sotto al trailer, il commento secco: “Ma l’italiano?”
E giù valanghe di like, cuori spezzati e faccine deluse.
Ma la risposta, per quanto scomoda, è sempre la stessa: no, non è colpa degli sviluppatori cattivi. È colpa dei numeri.

Contenuti in questo articolo
13 milioni di giocatori italiani non bastanoSempre gli stessi tre giochiLocalizzare un gioco costa. E noi non compriamo.Ma è giusto che ci lascino fuori?E se la soluzione fosse… imparare l’inglese?Ok, ma allora l’italiano nei giochi è morto?Cosa puoi fare?

Se ti aspettavi un colpo di scena, mi spiace. Ma qui non siamo in una visual novel con mille finali alternativi. Siamo nel duro mercato dei videogiochi — e l’italiano, oggi, semplicemente non conviene.

13 milioni di giocatori italiani non bastano

videogiochi

Nel 2024, il numero ufficiale dei videogiocatori in Italia gira intorno ai 13 milioni.
Sì, siamo in 60 milioni (forse di più), ma quelli che si mettono davvero con pad o tastiera in mano sono circa un quinto della popolazione.

Ora, metti questo dato accanto a quello degli USA, della Germania, del Giappone.
Poi guarda chi sta sopra di noi pure su Steam, dove l’italiano — dati alla mano — è meno usato del turco. Ti è salita una fitta? Normale.

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E no, non è solo una questione di quantità. È anche una questione di varietà.

Sempre gli stessi tre giochi

Sai quali sono stati i giochi più venduti in Italia nel 2024?

  1. FIFA 25
  2. FIFA 24
  3. Mario Kart 8 Deluxe

No, non è un bug nella matrice. Abbiamo messo due FIFA di fila. E sì, Mario Kart 8 Deluxe è ancora lì, nonostante sia uscito nel 2017.

Tradotto: i giochi che davvero sbancano da noi non hanno bisogno della localizzazione per vendere. FIFA lo compri anche in svedese, tanto la telecronaca la salti, e Mario Kart è fatto per correre, non per parlare.

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E i giochi narrativi? Quelli con lore, dialoghi, scelte multiple e testi chilometrici?

Li ignoriamo. In massa.

Localizzare un gioco costa. E noi non compriamo.

Tradurre un gioco non è come fare “Ctrl+Traduci”.
Ci sono traduttori specializzati, adattatori, QA tester, project manager, revisioni multiple. Anche solo per i sottotitoli, i costi lievitano in fretta.

E se l’Italia rappresenta un micro-mercato dove solo una nicchia gioca roba diversa da FIFA o Fortnite, perché mai uno studio indie dovrebbe spendere per aggiungere l’italiano?

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Non è cattiveria. È matematica.

Un gioco in dieci lingue deve scegliere con cura quali dieci. E l’italiano, sempre più spesso, non ce la fa a entrare nella lista.

Ma è giusto che ci lascino fuori?

videogiochi | bug

No, ovviamente.
Chi ama i giochi story-driven, i titoli giapponesi più verbosi di un romanzo russo o le avventure alla Disco Elysium, si ritrova tagliato fuori.

E non tutti sanno l’inglese.
Molti ci provano, arrancano, poi mollano.
Per questo le lamentele sono legittime.

Ma non sono una soluzione.

E se la soluzione fosse… imparare l’inglese?

Lo so. Non è la risposta che volevi. Ma è la più concreta.
Perché il trend non sembra destinato a invertirsi. Anzi. Più i team si riducono, più si taglia dove si può — e la localizzazione è una delle prime voci che saltano.

Quindi, che si fa?

Si gioca. E si impara.

I videogiochi possono essere la miglior palestra linguistica del mondo.
Hai un contesto visivo, una storia da seguire, una motivazione forte.
Non serve un livello da professore madrelingua: basta iniziare con l’HUD, poi i sottotitoli, poi le scelte nei dialoghi.

Giochi come Persona, The Witcher, Cyberpunk, Final Fantasy, Baldur’s Gate diventano accessibili. E una volta che sblocchi quella competenza, non torni più indietro.

Ok, ma allora l’italiano nei giochi è morto?

No. Non ancora. Ma è in terapia intensiva.

Ci sono casi virtuosi. Alcuni sviluppatori, anche indie, scelgono di includere l’italiano — per passione, per rispetto, per community.
Ma se poi quei giochi vendono 7 copie da noi, mentre altrove fanno i numeri… indovina? La prossima volta ci salutano.

Quindi no, non è finita. Ma se vogliamo che l’italiano torni nei giochi, dobbiamo fare due cose. E sono semplici:

  • Supportare i giochi che lo includono, comprandoli e parlandone.
  • Allargare i nostri orizzonti, uscendo dai soliti 3 titoli annuali.

Cosa puoi fare?

  • Evita di comprare sempre lo stesso FIFA. Dai, lo sai che non cambia.
  • Dai una chance a un RPG che non conosci, magari con sottotitoli in inglese.
  • Sostieni gli indie italiani. Non con i like, con il portafogli.
  • Usa il Game Pass, lo sai che c’è, e sfruttalo per allenarti con giochi in lingua.
  • E già che ci sei… segui Gamecast su Instagram.
    Ogni giorno pubblichiamo news, guide, consigli e segnalazioni anche su questi temi. Così quando un gioco ha finalmente l’italiano, sei il primo a saperlo.

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