Nuova console, nuovo Mario Kart, nuovo scandalo. Ma stavolta non si parla né di giri mancanti né di aggiornamenti pasticciati: il bersaglio è una mucca. O meglio, “Cow”, un nuovo personaggio di Mario Kart World che ha scatenato le ire di PETA. Il motivo? Un anello al naso. Non stiamo scherzando.
Mario Kart World, il nuovo titolo pensato per Switch 2, è già stato al centro di diverse critiche: prezzo di lancio da 80 euro, sistema a tre giri rimosso, online con meccaniche discutibili. La community si è già fatta sentire più volte. Ma il dibattito di questi giorni ha preso una piega completamente diversa.
A far discutere non è un bug, non è un DLC, non è un nerf. È Cow, una simpatica mucca sorridente con un piercing al naso. Ed è qui che entra in scena PETA.
Cosa ha detto PETA (sul serio)
L’organizzazione animalista ha diffuso un comunicato ufficiale chiedendo a Nintendo di rimuovere l’anello dal naso della mucca, accusando l’azienda di “glossare la violenza reale verso gli animali” e di usare un simbolo che “ricorda gli strumenti crudeli impiegati nell’industria della carne e dei latticini”.
La frase chiave del loro appello è questa:
“No cow in the real world who was forced to wear a nose ring would ever sport Cow’s goofy grin in the Nintendo game. Let Cow race free.”
Secondo PETA, l’anello è un riferimento doloroso, che banalizza la sofferenza reale. La richiesta è stata inviata direttamente a Shuntaro Furukawa, presidente di Nintendo. La risposta ufficiale? Al momento: zero.
Il web esplode (di ironia)
La reazione della community non si è fatta attendere. Su Twitter, Reddit e YouTube è partito un fuoco di fila fatto di sarcasmo, meme e commenti che oscillano tra l’incredulo e il divertito.
Molti fanno notare l’assurdità della questione: Cow nel gioco può essere colpita da saette, investita da veicoli, schiantata a 200 km/h contro un muro, ma ciò che turba PETA è… un piercing.
Altri ricordano che PETA non è nuova a questo tipo di crociate: in passato ha attaccato Pokémon (perché “promuove lo sfruttamento animale”), Animal Crossing (perché “si pescano i pesci”), Super Mario (accusato di “uccidere i tanuki”) e addirittura Hunting Simulator. Il tutto ignorando costantemente che… i videogiochi non sono il mondo reale.
Tra attivismo e autoparodia
Chi conosce la storia dell’organizzazione sa che il problema non è l’idea di difendere gli animali, ma come viene portata avanti. PETA è spesso accusata di sfruttare le polemiche per fini mediatici, di agire più per visibilità che per reale cambiamento, e di avere alle spalle pratiche discutibili, tra cui tassi elevatissimi di eutanasia nei propri rifugi.
Così, quella che poteva essere una riflessione sull’uso dei simboli nei videogiochi si è trasformata nell’ennesima ondata di posturing social. Una battaglia simbolica per ottenere qualche like in più e rinfrescare l’algoritmo.
E Nintendo? Silenzio, come sempre
Nintendo non ha replicato, né commentato. E difficilmente lo farà. La casa di Kyoto è maestra nell’evitare il rumore e lasciar parlare i fatti (o il nulla). Probabilmente Cow rimarrà dov’è, con il suo sorriso beato e il suo piercing lucido.
Anche perché in fondo, Mario Kart è sempre stato una parodia ipercolorata del mondo reale. E interpretarlo con la lente della denuncia animalista sembra più un esercizio di stretching intellettuale che una battaglia di civiltà.
Il vero paradosso
Il punto più grottesco di tutta questa storia? Che mentre PETA si preoccupa per un piercing digitale, nella realtà la sofferenza animale è ovunque, e spesso ignorata. Gli allevamenti intensivi non spariranno se togliamo un dettaglio grafico a un personaggio inventato.
E se davvero vogliamo portare avanti un dibattito serio su etica e videogiochi, forse dovremmo partire da contenuti più concreti, come le dinamiche di sfruttamento nel lavoro di sviluppo o i messaggi reali trasmessi ai più giovani. Non da una mucca in HD che corre su un circuito immaginario.
Cow corre, il web ride, e PETA fa PETA
Per ora la mucca resta lì, col suo anello. Felice, forse più di chi scrive lettere indignate.
E mentre il mondo videoludico continua a discutere, una cosa è certa: Nintendo riesce ancora a far parlare di sé anche quando non dice nulla.
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