Una volta era tutto più semplice. Bastava dire PlayStation e pensavi subito a capolavori single player, esperienze cinematografiche e giochi che alzavano l’asticella. Oggi? Beh, dici PlayStation e ti viene in mente Concord. O peggio ancora: Fairgames.
Siamo nel 2025, e PlayStation sta vivendo una delle sue fasi più confuse e fragili di sempre. Tra progetti cancellati, giochi live service che sembrano già vecchi prima ancora di uscire, studi in crisi e scelte discutibili, la sensazione è chiara: serve una nuova direzione. E serve in fretta.
Dai single player d’autore… a PvP generici e senza anima
Negli ultimi anni Sony ha spinto forte sul modello “games as a service”, inseguendo il sogno di un nuovo Fortnite o Warzone. Peccato che la realtà sia stata ben diversa.
Concord, lo sparatutto live service da 40 euro, è uscito e sparito nel giro di due settimane. Rimborso per tutti, studio chiuso, e un titolo che non ha lasciato nulla se non frustrazione.
Fairgames, l’altro grande progetto firmato Haven Studios (quelli di Jade Raymond), è ancora in sviluppo. Ma i test interni lo dipingono come un caos creativo. Meccaniche confuse tra PvP e PvE, estetica da “millennial Robin Hood” che non convince, e persino la stessa Raymond fuori dai giochi prima ancora del lancio.
Marathon, invece, è diventato il simbolo della crisi Bungie. Presentato come il grande ritorno dello storico franchise, è oggi sommerso da problemi:
- Una closed alpha deludente
- Accuse di plagio artistico
- Morale a terra all’interno dello studio
- E soprattutto: Sony ha cancellato ogni attività di marketing
Senza promozione, senza fiducia e senza visione, Marathon rischia seriamente di non uscire più. O, nella migliore delle ipotesi, di venire completamente stravolto (ma a che costo?).
Il problema è a monte: strategia sbagliata, direzione smarrita
Molti dei guai attuali nascono dall’era Jim Ryan, e dal piano portato avanti anche da Herman Hulst. Un piano che puntava forte sui giochi live service, con l’obiettivo dichiarato di svilupparne almeno 10–12 contemporaneamente.
Ma c’è un piccolo dettaglio che forse qualcuno ha dimenticato: fare un buon live service è dannatamente difficile. E tentare la fortuna con 10 titoli PvP generici non è una strategia, è un azzardo.
“Hai voglia a inseguire il prossimo Fortnite… se non hai idee solide e team motivati, sei solo un altro pallino su Steam che chiude dopo 3 mesi.”
I giocatori PlayStation volevano altro
Chi compra PlayStation, nella stragrande maggioranza dei casi, lo fa per:
- Uncharted
- Spider-Man
- The Last of Us
- Ghost of Tsushima
- Horizon
Storie, personaggi, immersione. Eppure dal 2023 in poi, queste esperienze sono diventate sporadiche. Sì, abbiamo avuto AstroBot, Ratchet & Clank, Miles Morales. Ma sono eccezioni. Il resto? Un catalogo confuso e sempre più simile a quello che trovi ovunque.
E a quel punto… perché restare su PlayStation?
Sony ha bisogno di una scossa (e anche noi)
Il bello è che PlayStation continua a fare profitti record, ma quanto può durare? Quanta fiducia puoi bruciare prima che la community inizi a migrare altrove?
E no, non basta sperare che Xbox continui a fare scelte strane o a vendere poco. Anche loro, prima o poi, torneranno a spingere.
Sony deve smettere di inseguire modelli economici e tornare a fare giochi che la gente vuole davvero giocare. Titoli memorabili, non service vuoti da chiudere dopo sei mesi.
La qualità non è un’opzione, è l’unico motivo per cui qualcuno compra ancora una console.
E ora che si fa?
Lo scenario attuale è questo:
- Concord: morto
- Marathon: in coma
- Fairgames: sviluppo caotico
- Factions 2: cancellato per far spazio a… Marathon
- PlayStation Stars: chiuso a sorpresa
- PS Premium: promesse mancate sui giochi PS2
E nel frattempo, ancora nessuna vera roadmap per le grandi IP Sony.
Possiamo sperare in un evento a giugno (è nell’aria), ma la verità è che un vero cambio di rotta richiederà anni. Non puoi rimettere in piedi tutto in 3 mesi. Soprattutto se i team sono demotivati e i progetti già avviati sono deboli alla base.
Serve coraggio. Serve visione. Serve tornare a fare grandi giochi.
Perché alla fine, tutto si riduce a questo: i giochi. Quelli belli, quelli nuovi, quelli che ti fanno accendere la console la sera tardi anche se sei stanco morto.
PlayStation ha ancora il potenziale. Ha gli studi. Ha il brand. Ma deve smettere di inseguire sogni sbagliati e tornare a fare ciò che l’ha resa grande.
Noi, intanto, restiamo qui. In attesa. Ma sempre più impazienti.
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