Ti ricordi della PocketStation? Se la risposta è no, tranquillo: non è colpa tua, ma di Sony, che nel 1999 decise di tenere questo piccolo gioiellino solo in Giappone. Un incrocio tra una memory card, un Tamagotchi e un Game & Watch, capace di far girare mini-game collegati ai titoli PS1. Inutile? Forse. Cult assoluto? Sicuro.
Eppure, oggi che il gaming è più connesso, modulare e personalizzabile che mai, la domanda sorge spontanea: ha senso riproporre la PocketStation nel 2025?
Spoiler: sì, e anche parecchio.
La nostalgia non basta: serve un’idea
Partiamo da un dato: 5 milioni di unità vendute solo in Giappone. Niente male per un dispositivo che sembrava una memory card con uno schermo. Supportava giochi del calibro di Final Fantasy VIII (e il suo mitico “Chocobo World”), Ape Escape, Metal Gear Solid: Integral e Crash Bandicoot 3. Piccole esperienze da portarsi in tasca, senza pretese, ma con stile.
Oggi però la nostalgia da sola non basta. Serve una visione. Serve capire perché, in un mondo di handheld 4K e accessori smart, una PocketStation 2.0 avrebbe senso. E non solo per i collezionisti.

Perché PocketStation 2.0 oggi avrebbe senso
Sony ha già dimostrato che i dispositivi companion possono funzionare. Il PlayStation Portal, pur con tutti i suoi limiti (streaming-only, niente app, niente memoria), ha venduto oltre le aspettative. Ma quello è un “telecomando di lusso”, non un accessorio che crea esperienze nuove.
PocketStation 2.0, invece, potrebbe essere:
- un second screen con funzioni reali durante le sessioni di gioco (inventario, mappa, party, notifiche)
- un hub di minigiochi legati ai tuoi trofei o ai salvataggi PS5
- un centro interattivo per le mascotte PlayStation (Astro Bot, Sackboy, Clank…) in versione virtual pet
- un dispositivo standalone per giochi indie in stile Playdate o Pico-8
E il bello è che il pubblico oggi è pronto. Tra nostalgici anni ’90 e giocatori casual in cerca di esperienze rapide, leggere e “da divano”, c’è spazio per qualcosa che stia tra smartwatch e console portatile. Qualcosa di inutile ma irresistibile.
Cosa potrebbe fare davvero (non solo minigiochi)
Ok, ma fuori dalla nostalgia, cosa ci fai?
Ecco alcune idee che oggi avrebbero un senso concreto:
- Minigame daily legati ai salvataggi PS5 (es: coltiva un bonsai in Ghost of Tsushima, addestra un Chocobo nei momenti offline)
- Interazioni asincrone nei giochi multiplayer: lasci messaggi, trappole, boost agli amici da remoto
- Second screen per inventario, status, quick chat o emoji nei party
- App companion ufficiali dei giochi, gestite da un dispositivo fisico invece che dallo smartphone
- Notifiche intelligenti da PlayStation Network: inviti, trofei, eventi in arrivo
- Trofei gamificati: ogni trofeo guadagnato sblocca un bonus sulla PocketStation (badge, monete, animazioni)
A livello hardware? Uno schermo OLED da 2.5”, Wi-Fi, Bluetooth, USB-C e 32/64GB di memoria. Prezzo sotto i 100 euro, compatibilità piena con PS5, supporto remoto e API per gli sviluppatori. Fine.
Se vuoi sognare: ricarica wireless, sensori di movimento, NFC per scansionare amiibo o oggetti. Ma anche restando semplici, il potenziale c’è.
Sony, sei ancora in tempo (ma non per sempre)
E qui arriva il punto critico: perché Sony non ci ha ancora pensato?
Probabilmente perché nel suo ecosistema attuale, gli accessori “creativi” sono ritenuti un rischio. Il Portal è già qualcosa di borderline, il PSVR2 è in fase di stallo, e la casa giapponese punta sempre di più su titoli grossi, venduti a prezzo pieno.
Ma è proprio questo il problema. Sony ha perso il gusto del “giocattolo tech”. Quello spirito che l’aveva portata a sperimentare con EyeToy, SingStar, Buzz!, Wonderbook, Move… e, appunto, PocketStation.
Nel frattempo, Nintendo ha fatto scuola: il Ring-Con di Switch è un caso studio di game design creativo. Analogue Pocket ha venduto da morire. Persino SEGA ha rispolverato il suo VMU con una versione OLED (VM2) per i fan hardcore.
E Sony? Seduta sul marchio PocketStation, a raccogliere polvere.
Cosa servirebbe per rilanciare PocketStation nel 2025
Un po’ di coraggio. E qualche scelta sensata:
- Non farla troppo costosa (prezzo dolce = acquisto impulsivo)
- Non venderla solo in Giappone (per favore)
- Collegarla agli IP più amati, tipo Astro’s Playroom, Final Fantasy, Ratchet & Clank
- Aprire le porte agli indie, magari con un SDK dedicato o una jam ufficiale PocketStation
- Farne un oggetto da collezione e da uso quotidiano, non una tech demo
Magari sarà un flop. Magari no. Ma una cosa è certa: nel 2025 ha più senso la PocketStation di quanto ne avesse nel 1999. Allora era troppo avanti, oggi potrebbe arrivare esattamente al momento giusto.
Sei d’accordo? Ti compreresti una PocketStation 2.0 o credi che Sony farebbe solo un altro passo falso? Parliamone su Instagram: @gamecast_it