Nel settembre del 1992, se avevi una console, un cabinato sotto casa o un Game Boy nello zaino, eri a posto. Bastava quello. Niente aggiornamenti, niente day-one patch. Solo pad consumati, cartucce prestati tra amici, e giochi che ti entravano in testa.
Ecco cosa girava davvero quel mese, tra bar rumorosi, pomeriggi davanti alla TV e partite nascoste sotto i banchi.

Street Fighter II ovunque: il re delle sale
Bastava entrare in sala giochi per sentire urla, joystick che scrocchiavano e dita veloci. Street Fighter II dominava tutto. Era già arrivata la Champion Edition, con i boss giocabili. Sagat, Bison, Vega… gente che faceva paura anche solo al select screen.
E attorno a lui giravano altre perle:
- Mortal Kombat, uscito da poco, colpiva forte con i suoi colpi finali crudi
- Sunset Riders metteva cowboy e dinamite nello stesso coin-op
- Turtles in Time continuava a tenere alta la bandiera del multiplayer da bar
- The Simpsons era il party game perfetto prima che i party game esistessero
In fondo alla sala, magari un po’ nascosto, c’era pure Cadillacs and Dinosaurs, che alternava botte e giungle meglio di qualsiasi film.
NES: tramonto glorioso
Il Nintendo NES era a fine corsa, ma ancora presente nelle case. I giochi nuovi scarseggiavano, ma si rigettava tutto con gusto:
- Mega Man 4, con boss sempre più assurdi e armi da imparare a memoria
- DuckTales, capace di dare soddisfazioni anche ai più piccoli
- Chip ‘n Dale, che salvava amicizie e ne distruggeva altre in co-op
- Super Mario Bros. 3, che non mollava mai il podio
Chi ancora giocava su NES, lo faceva per convinzione. E perché le cartucce costavano, eccome.
SNES: il futuro era qui
Il Super Nintendo era appena sbarcato in Europa. Settembre era il momento perfetto per chi aveva fatto il salto:
- Zelda: A Link to the Past, uscito da poco, era il gioco da mostrare a chiunque
- F-Zero ti schiaffava in faccia la velocità dei 16-bit
- Super Mario World portava Yoshi nelle case, e non se ne sarebbe più andato
- Pilotwings era difficile da capire, ma bello da guardare
Chi aveva accesso all’import, magari da un cugino giapponese, ci giocava già a Street Fighter II su SNES. Con i blister consumati, ma tanta voglia di imparare le mosse giuste.
Mega Drive: Sega non stava a guardare
Il Mega Drive era già l’alternativa più cattiva. Meno colori, più spinta. Sonic 2 era dietro l’angolo (uscita mondiale prevista a novembre), e l’attesa si faceva sentire.
Intanto si girava su:
- Streets of Rage, uno dei migliori picchiaduro da divano
- Shinobi III, con un ninja elegante che faceva tutto meglio degli altri
- Golden Axe, da giocare in due e urlare quando si usava la magia
- Castle of Illusion, che con Topolino mostrava quanto poteva essere dolce il Mega Drive
E poi c’erano Road Rash e Desert Strike, per chi voleva mezzi veloci e scenari più spigolosi.
Game Boy: tascabile ma instancabile
Nel tuo zaino c’era spazio per una sola cosa: il Game Boy. Grigio, grosso, affamato di pile, ma impossibile da lasciare a casa.
Settembre 1992 segnava il momento perfetto per:
- Tetris, che ormai era come respirare
- Kirby’s Dream Land, semplice e irresistibile
- Metroid II, che ti faceva esplorare anche senza sapere dove andare
- Super Mario Land, più breve ma affilato come pochi
Ci giocavi sotto il banco, alla fermata del bus, sotto le coperte. Bastava una luce e via.
Su PC? Solo per pochi, ma era già qualcosa
Chi aveva un MS-DOS nel 1992 non stava fermo. Wolfenstein 3D era uscito da pochi mesi e aveva aperto una porta nuova: la vista in prima persona, i corridoi da esplorare, e la corsa armata contro i nemici.
C’erano anche:
- Monkey Island 2, pieno di battute e trabocchetti
- Indiana Jones and the Fate of Atlantis, per chi voleva avventure e misteri
- Ultima VII, che metteva alla prova chi amava i numeri più delle combo
Il tutto con dischetti da cambiare ogni due minuti e comandi da scrivere a mano.
Una cartuccia bastava
Settembre 1992 non era un mese con mille uscite. Ma era pieno di cose da giocare. Bastava una cartuccia, un pomeriggio libero, e magari un amico con cui scambiarsi titoli. Non servivano aggiornamenti. Il gioco era quello. E ti bastava.
Le partite erano più corte, ma più intense. I bug non si fixavano, si aggiravano. I giochi duravano mesi. E quando finivano, si ricominciava. Perché stavolta volevo finire Zelda senza usare la guida. O magari con meno continue.
Erano tempi più lenti. Ma il ricordo è ancora acceso.
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