Nel 1997, mentre il mondo si divideva tra i fan di Gran Turismo e gli amanti degli arcade alla Cruis’n USA, spuntava fuori un gioco che sembrava nato da una sbronza di benzina e black humor: Carmageddon.
Un titolo vietato ai deboli di cuore, che trasformava ogni corsa in un’orgia di lamiere, esplosioni e pedoni spiaccicati.
Ma dietro il caos da film vietato ai minori… c’era un motore fisico che oggi farebbe ancora la sua porca figura.
Il BEER Engine: un nome scemo, una fisica da paura

Sotto il cofano di Carmageddon girava un motore proprietario chiamato BEER Engine. E no, non era uno scherzo da pub: questo software permetteva al gioco di simulare i danni in tempo reale, basandosi su massa, velocità e angolazione dell’urto.
Tradotto: ogni botta era unica, ogni incidente generava deformazioni realistiche, e il comportamento dell’auto cambiava man mano che si sfasciava. Una ruota andava storta? Il volante tirava. Ti volava via il cofano? L’aerodinamica andava a farsi benedire. Il gioco ti costringeva a improvvisare, reagire, sopravvivere.
Altro che IA che bara e gomme sempre perfette.
Una simulazione sotto copertura
Carmageddon era folle, volgare, sopra le righe — ma sotto sotto era quasi una simulazione fisica camuffata da gioco punk. Il BEER Engine non si limitava al look: influenzava la giocabilità. Ed era roba che nel 1997 semplicemente non si vedeva nei giochi commerciali.
Mentre gli altri titoli si accontentavano di texture rovinate e danni “finti”, qui ogni singola collisione era un calcolo, non un’animazione.
Un’eredità insospettabile?
FlatOut, Burnout, Wreckfest… negli anni sono arrivati altri giochi a farci godere il piacere delle botte su quattro ruote.
Nessuno ha mai detto chiaramente “ci siamo ispirati a Carmageddon”, ma l’influenza è palpabile: distruzione, fisica dinamica, caos controllato. E se quel DNA viene proprio da lì?
Magari no. Ma è bello pensarlo.
Un gioco avanti anni luce (anche se in pochi l’hanno capito)
Mentre i benpensanti lo censuravano (in Germania i pedoni diventavano zombie verdi, in Australia il gioco fu vietato), Carmageddon rideva in faccia alla moralità e al realismo da showroom.
Per chi ci giocava all’epoca — e magari oggi lo riscopre su Steam — era più di una corsa trash: era una sfida tecnica vestita da demenziale.
Ti eri mai accorto che sotto quel bordello digitale c’era una delle fisiche più complesse della sua generazione?
Se no, tranquillo: c’era così tanto sangue (e divertimento) da distrarti.
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