Te lo ricordi Scalebound? Quello action figo con i draghi, le cuffie grosse e il protagonista biondo da boy band fantasy? Era il 2014, PlatinumGames lo presentava in pompa magna come l’esclusiva Xbox One che avrebbe ribaltato tutto. Combattimenti frenetici, creature giganti, e un’atmosfera che strizzava l’occhio a Devil May Cry e Monster Hunter in un colpo solo.
Sembrava il gioco perfetto. Poi, è finito tutto in fumo.
Promesse troppo grosse, annuncio troppo presto
Quando Microsoft lo mostrò per la prima volta all’E3, sembrava già pronto. In realtà, era solo un concept. Platinum ci stava ancora lavorando alla cieca. Il gioco fu annunciato molto prima del dovuto, più per hype che per reale convinzione.
Risultato? L’hype salì. Le aspettative pure. Ma dietro le quinte, il team arrancava.
Platinum contro Microsoft: quando la collaborazione si incrina
PlatinumGames, che fino ad allora aveva brillato con titoli dal gameplay chirurgico (Bayonetta, Metal Gear Rising, Vanquish), si ritrovò incastrata in una produzione in corsa. Microsoft premeva per pubblicare il gioco il prima possibile. Platinum voleva tempo. Tempo per rifinire il combat system, testare la co-op, bilanciare un mondo aperto con intelligenze artificiali complesse.
Ma il tempo non c’era.
Le due visioni iniziarono a divergere. Una voleva spingere la velocità. L’altra, la qualità. Indovina un po’? Quando succede così, il progetto si disintegra. E infatti…
2017: Scalebound viene cancellato
A tre anni dall’annuncio e dopo aver mostrato trailer, demo e persino segmenti di gameplay, Microsoft annuncia la cancellazione ufficiale. Fine. Game over. Nessuna data. Nessuna versione. Solo una valanga di tweet arrabbiati e uno dei più grossi rimpianti dell’era Xbox One.
Un colpo al cuore per chi sperava in un action JRPG occidentale, con combattimenti a tempo reale, evocazioni spettacolari e boss fight da incubo.
Ma cos’è andato storto, davvero?
Secondo diverse interviste uscite dopo la cancellazione (mai smentite), il problema principale fu l’obbligo di accelerare i tempi. Platinum non aveva mai fatto un gioco open world con struttura co-op. Scalebound richiedeva:
- un sistema di combattimento ibrido (protagonista + drago),
- animazioni fluide e sincronizzate,
- un’interazione continua tra IA, mondo aperto e sessioni multiplayer.
Insomma: un casino tecnico. E farlo girare su Xbox One senza compromessi era un’impresa titanica. Alcuni membri del team hanno ammesso che il progetto non era pronto, e che l’ambizione aveva superato le possibilità.
Rimpianto collettivo o leggenda gonfiata?
A distanza di anni, Scalebound è diventato uno di quei giochi “fantasma” che tutti citano quando si parla di titoli mai nati. Un po’ come Silent Hills con Kojima, Star Wars 1313 o Agent di Rockstar.
Ma diciamolo chiaro: parte del mito viene anche da noi giocatori. Perché il gioco, finché era in sviluppo, divideva. Alcuni trailer non convincevano. Le animazioni sembravano grezze. L’interfaccia caotica.
Eppure… c’era qualcosa. L’idea di un action a base di draghi, schivate, techno e attacchi coordinati aveva carisma. E oggi, guardando il vuoto lasciato da quella cancellazione, un po’ di nostalgia ci sta tutta.
C’è ancora speranza?
Nel 2022, Hideki Kamiya ha fatto capire (non troppo velatamente) che vorrebbe riportarlo in vita. Ha detto che “non è una questione chiusa” e che sogna di rimettere mano al progetto, se mai ci fosse occasione.
Microsoft però non sembra aver mai risposto. E senza accordo tra le parti, Scalebound resta congelato in quel limbo dove finiscono i progetti interrotti, ma mai dimenticati.
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