Oggi se dici Nintendo, pensi subito a Mario. Il baffetto con la salopette rossa è diventato il volto della casa di Kyoto da decenni. Ma ti sei mai chiesto se sia stato sempre così?
Spoiler: no. Prima di Super Mario, c’è stato… Konkichi.
Una mascotte prima di diventare Super
Sembra banale dirlo, ma Mario non è nato come mascotte ufficiale. Quando ha debuttato nel 1981 dentro l’arcade Donkey Kong, si chiamava semplicemente Jumpman. Solo un anno dopo, nel 1982, durante l’uscita di Donkey Kong Jr., prende il nome che oggi conosciamo: Mario.
Eppure, nei primi anni ’80, Mario era sì amato, ma non ancora il simbolo della Nintendo. L’azienda giapponese stava ancora cercando un volto per rappresentarla, e in quel vuoto d’identità ha provato a piazzare diverse mascotte.
Tra queste? Proprio Konkichi.
Chi diavolo è Konkichi?
Pochi lo ricordano perché è comparso solo in un posto: i manuali d’istruzioni giapponesi della Famicom del 1983.
Due libretti, per la precisione, pensati per spiegare le funzioni tecniche della nuova console a 8-bit. Ma non nel solito stile asciutto: erano veri e propri manga educativi, con illustrazioni colorate e dialoghi tra personaggi.
Konkichi era il protagonista di questi manuali. Un ragazzino vivace, capelli a spazzola, codina dietro e… un buffo cappello rosa. Un character pensato per avvicinare i più giovani al mondo della tecnologia Nintendo, guidandoli passo dopo passo tra cavi, slot cartucce e accessori.
Non era un personaggio da videogioco, ma un volto simbolico. Un ponte tra Nintendo e il suo pubblico, soprattutto i bambini giapponesi.
Perché il suo design ci suona familiare?
Se guardi bene Konkichi, ti viene un déjà-vu. Quel look un po’ birichino, il taglio cartoon, il mix tra umano e mascotte… ricorda molto lo stile Tezuka. Sì, proprio Osamu Tezuka, il “dio del manga” che ha creato personaggi come Astroboy e Kimba.
Nintendo non ha mai confermato ufficialmente un’ispirazione diretta, ma all’epoca lo stile di Tezuka era ovunque: dalle riviste ai gadget per bambini. È altamente probabile che i designer abbiano voluto evocare quella stessa energia visiva, rassicurante e riconoscibile per il pubblico nipponico.
Konkichi, in fondo, sembra proprio uscito da uno spin-off scolastico di Astroboy.
Che fine ha fatto?
La verità è che Konkichi è stato dimenticato quasi subito. Dopo quei due libretti per Famicom, non è più riapparso in alcun prodotto ufficiale Nintendo. Nessun gioco, nessuna citazione, nessun revival nei decenni successivi.
Perché? Semplice: nel frattempo, Mario è esploso.
Con l’uscita di Super Mario Bros. nel 1985, l’idraulico italiano diventa l’eroe intergenerazionale che tutti conosciamo. La mascotte che Nintendo cercava… era già in casa.
Da lì, il resto è storia: Mario finisce su zaini, cartoni animati, merendine, film, giochi da tavolo. E Konkichi? Resta solo un ricordo vintage per collezionisti hardcore e appassionati di archeologia videoludica.
Bonus trivia per i fan duri e puri
– I manuali manga con Konkichi si intitolano “Famicom Manga Instruction Manual” (nome ufficioso)
– Alcune tavole originali circolano ancora online e su eBay giapponese
– È uno dei pochissimi personaggi Nintendo mai apparsi in un gioco
– Alcuni fan teorizzano che Konkichi sia stato un prototipo per quello che poi è diventato Ness di Earthbound. Ma al momento non ci sono prove.
E tu, lo conoscevi?
Ora che hai scoperto la vera storia dietro uno dei volti dimenticati della Nintendo, è impossibile guardare Mario con gli stessi occhi. Il regno del Mushroom Kingdom ha avuto un predecessore… anche se solo per un paio di manualetti.
E chissà: magari un giorno, tra un Super Smash Bros. e l’altro, vedremo spuntare anche lui.
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