La guerra delle console è finita. Almeno, questa è la tesi che negli ultimi mesi ha preso sempre più forza, alimentata da mosse che fino a pochi anni fa sembravano impensabili. Il concetto di “esclusiva” non è morto del tutto, ma è ormai evidente che Sony e Microsoft abbiano deciso di giocare una partita diversa. E gli esempi concreti sono tanti, dal debutto di Helldivers 2 su Xbox al lancio di Lego Horizon Adventures su Nintendo Switch.
Un cambiamento che si vede nei fatti
Per anni le console war si sono basate su una regola semplice: vuoi un gioco? Comprati la console che lo ospita. Se desideravi God of War, dovevi avere una PlayStation. Se eri appassionato di Halo, serviva una Xbox. Oggi lo scenario è cambiato. Sempre più titoli nati come esclusivi stanno arrivando su piattaforme rivali o su PC. E non si tratta solo di rilasci tardivi di vecchi giochi: la strategia è ormai attiva su progetti importanti.
Basti guardare Helldivers 2. Pubblicato da PlayStation Studios, è stato annunciato per Xbox Series X|S con uscita fissata per ottobre 2025. Nel trailer dedicato all’edizione Xbox, realizzato direttamente da PlayStation, è comparso un teaser di Halo 3: ODST. Un messaggio neanche troppo velato: le barriere tra ecosistemi stanno crollando e i due colossi sanno perfettamente come giocare con questo nuovo equilibrio.
I segnali di un accordo non scritto
Un altro caso simbolico è Lego Horizon Adventures, spin-off della serie Horizon che uscirà anche su Nintendo Switch e PC. Si tratta di una mossa che va oltre il semplice ampliamento del pubblico: è la dimostrazione che Sony è disposta a far arrivare le proprie IP su piattaforme dirette concorrenti quando il potenziale di mercato lo giustifica.
E non è un discorso a senso unico. Negli ultimi due anni, giochi associati storicamente a Xbox come Sea of Thieves e Hi-Fi Rush sono arrivati su PS5, mentre Pentiment e altri progetti firmati Xbox Game Studios hanno varcato i confini del loro ecosistema. In parallelo, Sony ha già portato su PC successi come God of War (2018), Horizon Zero Dawn e The Last of Us Part I.
Perché adesso
La domanda che molti si fanno è: perché questa apertura proprio ora? La risposta è soprattutto economica. I costi di sviluppo dei giochi AAA sono cresciuti a livelli record, superando in alcuni casi i 200 milioni di dollari solo per la produzione, a cui si aggiungono spese di marketing sempre più aggressive. Tempi di lavorazione lunghi, spesso oltre i cinque anni, rendono rischioso puntare su una sola piattaforma.
In questo contesto, ampliare il bacino d’utenza diventa un modo per ridurre il rischio e massimizzare i profitti. Portare un titolo live service o cooperativo su più console aumenta la base di giocatori attivi e garantisce un flusso di entrate più stabile nel tempo.
La spinta degli investitori
A pesare c’è anche la pressione crescente degli investitori. Più denaro entra nell’industria, più alte sono le aspettative di ritorno. Le aziende non possono più accontentarsi di vendere “abbastanza” per coprire i costi: devono puntare a margini molto più ampi. E se questo significa mettere un Horizon su Switch o un Helldivers su Xbox, poco importa che dieci anni fa sarebbe sembrato un sacrilegio.
Sony stessa ha confermato questa direzione nelle dichiarazioni di Hermen Hulst, co-CEO di Sony Interactive Entertainment, che ha parlato apertamente di un’espansione selettiva verso altre piattaforme. Le offerte di lavoro per ingegneri esperti in porting su Xbox, Switch e PC non lasciano spazio a dubbi.
Esclusive: addio o arrivederci
Non significa che tutte le esclusive spariranno. Sony continuerà a proteggere i suoi blockbuster narrativi più forti, almeno nel breve termine. Titoli come il prossimo God of War o Marvel’s Spider-Man 3 potrebbero restare confinati su PS5 per anni prima di arrivare altrove, se mai ci arriveranno. Ma i giochi cooperativi, multiplayer e live service hanno un destino diverso: più piattaforme significa più giocatori e più entrate.
Microsoft ha già dimostrato di voler applicare questa logica in maniera radicale, mentre Sony si muove in modo più prudente. Ad ogni modo, la direzione è chiara e difficilmente si tornerà indietro.
La fine di un’epoca
Per chi è cresciuto negli anni in cui le esclusive definivano l’identità di una console, questo cambiamento segna la fine di un’epoca. Le console war alimentavano la competizione, spingendo le aziende a innovare per superarsi a vicenda. Oggi la collaborazione parziale è vista come un compromesso necessario per sopravvivere in un mercato sempre più costoso e complesso.
C’è chi paragona la situazione al wrestling degli anni Novanta, quando la rivalità tra WCW e WWF teneva alta l’attenzione del pubblico. Quando la competizione diretta è finita, lo spettacolo non è mai stato lo stesso. Nel gaming, la scomparsa delle console war potrebbe avere un effetto simile: meno sorprese esclusive, più convergenza tra le offerte.
Cosa cambia per i giocatori
Nel breve termine, i giocatori potrebbero beneficiarne. Meno barriere significa più scelta, la possibilità di accedere a giochi prima inaccessibili senza dover comprare una seconda console. Un utente Xbox potrà provare un titolo PlayStation senza cambiare piattaforma e viceversa.
Nel lungo periodo, però, resta il dubbio su come questa strategia influenzerà la creatività. Se l’obiettivo diventa massimizzare il pubblico, c’è il rischio di progetti più omologati per adattarsi a gusti ampi e globali, con meno spazio per sperimentazioni legate a un hardware specifico.
Rivivere le console war? Solo nel passato
Per chi sente nostalgia dei tempi in cui bastava un annuncio di esclusiva per incendiare i forum, l’unica opzione è guardare indietro. Le console war appartengono alla storia recente del gaming e oggi sopravvivono solo nei ricordi o riscoprendo vecchie piattaforme come PS3 e Xbox 360.
Il presente e il futuro sono fatti di ecosistemi aperti, dove il marchio sulla scatola conta meno della possibilità di giocare insieme. Che piaccia o meno, PlayStation e Xbox hanno deciso di ridurre la competizione diretta per concentrarsi su un obiettivo comune: vendere di più, ovunque sia possibile.
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