Wuchang: Fallen Feathers è arrivato sul mercato come uno dei soulslike più attesi degli ultimi anni. Un action RPG sviluppato in Cina, con protagonista femminile, ambientazioni gotiche e un combat system che richiama i capolavori di FromSoftware. Atmosfera cupa, nemici brutali, un mondo fitto di dettagli: tutti elementi che lo rendono immediatamente riconoscibile.
Il problema? Invece di discutere a fondo del gioco, gran parte della community online si è concentrata su un singolo episodio legato a una recensione di XboxEra. Il sito ha assegnato al titolo un voto altissimo, 9.7 su 10, ma nel box dei “Contro” ha infilato la scritta “Goona approved”. Una parola gergale che ha trasformato un giudizio entusiasta in una bufera.
Un soulslike solido e affascinante
Prima di entrare nel cuore della polemica, va ribadito: Wuchang ha una sua forza. Il ritmo dei combattimenti è cadenzato e preciso, l’esplorazione spinge a osservare con attenzione ogni angolo, la colonna sonora amplifica la tensione di ogni scontro.
La personalizzazione della protagonista è ampia: dall’armatura pesante che ispira sicurezza a costumi più rivelatori che puntano su uno stile diverso. Una scelta che ha diviso, come spesso accade quando l’estetica femminile entra in gioco.
La gaffe XboxEra
La recensione di XboxEra resta uno dei casi più strani degli ultimi mesi. Il testo elogia il gioco, ne celebra direzione artistica e sistema di combattimento, e assegna un voto altissimo. Ma nella tabella riassuntiva spunta tra i difetti la frase “Goona approved”.
“Goona” è un termine gergale, usato online per indicare in modo derisorio chi si concentra in modo ossessivo su immagini sessualizzate. Metterlo come difetto di un videogioco significa etichettare l’estetica scelta dagli sviluppatori come un problema e, indirettamente, ridicolizzare chi la apprezza.
Il risultato è stato immediato: su Twitter, Reddit e forum vari sono piovute critiche. “Come fai a dare 9.7 e poi ridurre il discorso a un insulto?”, hanno scritto in molti. Lo screenshot della recensione ha fatto il giro della rete, diventando un piccolo caso.
La difesa poco convincente
Il reviewer Jesse Norris ha provato a smorzare la tensione. Durante un podcast ha spiegato che era “una battuta leggera”, inizialmente messa tra i Pro e poi spostata nei Contro per gioco.
Il problema è che nessuno l’ha presa come uno scherzo. In un clima già segnato da sfiducia verso la stampa, quell’inciso è stato letto come un segno di superficialità e di distacco dal pubblico. XboxEra, invece di chiarire subito, ha reagito limitando commenti e bloccando utenti sui social, aggravando la situazione.
Una ferita che era già aperta
Il successo di questa polemica non nasce dal nulla. Negli ultimi anni la distanza tra community e parte della stampa specializzata è diventata evidente.
- Con Stellar Blade, gran parte degli articoli si è concentrata sugli outfit della protagonista e sulla censura dei costumi, più che sul gameplay.
- Con Black Myth: Wukong, alcuni media occidentali hanno parlato di “propaganda cinese” basandosi sui post degli sviluppatori, non sul gioco stesso.
Ogni volta che un titolo asiatico mostra estetiche non conformi ai canoni occidentali, il rischio è che diventi campo di battaglia. In questo quadro, la frase “Goona approved” è stata vista come l’ennesimo sintomo di un problema più grande: la tendenza a giudicare non per il valore ludico, ma per preconcetti.
Il confronto con altri outlet
La differenza è stata evidente. IGN, GameSpot, PC Gamer e altri hanno recensito Wuchang parlando di gameplay, direzione artistica, level design e ritmo dell’azione.
Al massimo hanno discusso del rischio di saturazione del genere soulslike, dato che il mercato è ormai pieno di titoli ispirati a FromSoftware. Alcuni hanno segnalato il senso di déjà-vu, altri hanno apprezzato il modo in cui Wuchang prova a variare la formula.
Nessuno, però, ha ridotto il giudizio a una battuta sul corpo della protagonista. Ed è per questo che l’episodio di XboxEra è sembrato fuori posto.
La reazione della community
Gli utenti non hanno lasciato correre. Su forum e social la vicenda è stata analizzata per giorni, non tanto per il peso della recensione in sé, ma per il principio.
Molti giocatori hanno detto apertamente di non fidarsi più delle recensioni tradizionali. Secondo loro, la critica tende a giudicare con filtri ideologici e con poca attenzione a ciò che interessa davvero: il gameplay.
Il termine “Goona approved” è stato letto come un insulto al pubblico. Non un difetto del gioco, ma una frecciatina verso chi apprezza certi stili estetici.
Un simbolo di qualcosa di più grande
In realtà, la polemica non ha danneggiato Wuchang. Il gioco ha continuato a far parlare di sé per il combat system, le ambientazioni e la direzione artistica. La sua identità resta intatta.
Ma il simbolo resta. Una singola parola ha messo in luce una frattura che esiste da anni: quella tra chi scrive recensioni e chi vive i giochi ogni giorno.
La stampa sta cambiando?
Alcuni segnali fanno pensare che il vento stia cambiando. Molti outlet che avevano puntato forte su contenuti politicizzati stanno riducendo il tiro. Un esempio è Kotaku, colpito da licenziamenti e tagli che hanno ridimensionato la linea editoriale più aggressiva.
Oggi, siti che in passato riempivano le pagine di analisi sociali sembrano preferire guide, speciali tecnici e news più neutre. In questo contesto, Wuchang ha ricevuto recensioni più concentrate sugli aspetti ludici, con l’episodio di XboxEra come eccezione isolata.
Il gioco resta in piedi
Nonostante tutto, Wuchang: Fallen Feathers ha confermato la sua forza. La protagonista ha diviso, ma resta una delle scelte più interessanti degli ultimi anni in un soulslike. Il mondo è ricco di dettagli, i combattimenti soddisfano e la progressione premia la pazienza.
Il “caso Goona” non ha oscurato il gioco, ma ha acceso un riflettore sulla distanza tra critica e community. Una distanza che non si colma con battute, ma con analisi serie e rispetto per chi gioca.
Una vicenda che dice tanto
La frase “Goona approved” non ha compromesso il valore del gioco. Wuchang: Fallen Feathers resta un soulslike solido, con identità definita e un’atmosfera capace di tenere incollati allo schermo.
La polemica ha però mostrato un punto debole della critica: quando il discorso si sposta su battutine o riferimenti interni alla cultura online, la distanza tra giornalisti e giocatori si allarga. Chi legge si aspetta giudizi su gameplay, design, ritmo. Non insulti mascherati da ironia.
Il messaggio che arriva è chiaro: la community non accetta più leggerezze che spostano l’attenzione su altro. Vuole recensioni che parlino di videogiochi in modo diretto, senza filtri o etichette.
Wuchang ha superato indenne questa parentesi. A restare sono i combattimenti cadenzati, le ambientazioni gotiche e il fascino della protagonista. È su questo che i giocatori continuano a discutere, ed è questo che rimane impresso dopo decine di ore pad alla mano.
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