Nel mondo dei videogiochi, c’è una nuova parolaccia che fa il giro dei forum come un flame su ResetEra: AI Slop. Un’espressione che suona come “pappone d’intelligenza artificiale” e che sta diventando il simbolo di un malessere crescente. Sì, perché la gente si è stufata. Delle immagini generate con prompt pigri, dei concept art tutti uguali, delle animazioni che sembrano sputate fuori da una macchina. E a quanto pare, anche i tripla A stanno per pagarne le conseguenze.
Che cos’è l’AI Slop (e perché se ne parla ora)
“Slop”, in inglese, è quella roba liquida e approssimativa che dai ai maiali. Traslato al mondo gaming, vuol dire contenuti IA buttati lì, generati al volo, zero personalità. Quelli che ti fanno pensare: “Aspetta… ma questo menù l’ho già visto su altri sei giochi mobile”.
Negli ultimi tre mesi, il termine ha cominciato a circolare sempre più spesso su Reddit e Twitter/X, soprattutto dopo alcuni casi eclatanti. E no, non si tratta solo di giochi indie a basso budget: il dito è puntato anche contro i colossi.
Il caso Call of Duty: immagini stock o fuffa generativa?
Tutto è esploso con il marketing di Call of Duty: Black Ops 6. Alcuni utenti hanno notato nel trailer delle immagini sospettosamente simili a quelle generate da IA. Facce strane. Mani che non tornano. La solita uncanny valley da Midjourney. Activision non ha confermato, ma nemmeno smentito del tutto. Ha parlato di asset “compositi”. Tradotto: boh, un po’ umani, un po’ macchina.
E questo ha acceso la miccia.
Angry Birds AI? I fan dicono no, grazie
Altro giro, altra polemica: una tech demo di Angry Birds creata con IA ha scatenato la furia di Reddit. Il progetto, realizzato da uno sviluppatore indipendente con strumenti generativi, è stato condiviso come esempio di “innovazione”. Ma la community ha reagito male: animazioni legnose, grafica da sogno bagnato di DALL·E, e un feeling totalmente vuoto. La cosa più grave? Molti credevano fosse ufficiale, associandola a Rovio. (Spoiler: non lo era).
Il punto non è la tecnologia, ma come la usi
Attenzione però: non è una crociata contro l’IA in sé. Nessuno si scandalizza se un dev usa ChatGPT per scrivere una quest o Midjourney per schizzare un nemico. Il problema è quando l’IA prende il sopravvento sulla direzione artistica. Quando invece di ispirare, sostituisce. E quel che resta è un’estetica generica, senz’anima. Un’accozzaglia di contenuti cheap, buoni per far volume, ma incapaci di restare impressi.
Ed è qui che nasce il malessere. Perché a forza di asset IA senza filtro, il gaming rischia di perdere ciò che ha sempre avuto: la cura maniacale, il tocco umano, il dettaglio che racconta una storia.
AI Slop: un microtrend in crescita (molto più di quanto pensi)
A oggi, AI Slop è ancora un fenomeno di nicchia: meno di 1000 menzioni sui social in tre mesi. Ma i numeri non raccontano tutto. Il vero dato interessante è il ritmo: da marzo a giugno, le discussioni sono aumentate di oltre +200%. Un’accelerazione improvvisa, che segnala un fastidio sempre più diffuso.
Non siamo ancora ai livelli di una rivoluzione culturale, ma l’aria è cambiata. C’è chi propone label “AI-Free” sui giochi. Chi invoca più trasparenza nelle comunicazioni marketing. E chi, tra gli sviluppatori, ha cominciato a sbandierare il proprio lavoro interamente fatto a mano, come un badge d’onore.
Cosa rischiano gli studi che non ascoltano
Per ora, chi usa l’IA generativa nei giochi rischia solo qualche flame. Ma col tempo, la cosa potrebbe pesare di più. Un domani, vedere il marchio “Made with generative AI” su un gioco potrebbe diventare un deterrente. Non uno strumento di hype, ma di diffidenza.
Chi punta tutto sulla velocità e sul risparmio creativo potrebbe trovarsi davanti a una nuova generazione di gamer molto più esigente. Una generazione che sa distinguere il vero design dal pappone da prompt. E che non ha paura di dire: “Questo è solo AI Slop”.
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