Guarda, lo sappiamo.
Hai finito Clair Obscur: Expedition 33 e sei rimasto lì, col controller in mano, lo sguardo fisso sullo schermo e in testa solo una parola:
“…eh?”
Sì, perché quel finale… non è il classico “ok, tutto risolto, tutti felici”.
No. Ti lascia lì, con un peso addosso. E qualunque scelta tu abbia fatto, qualcosa – o qualcuno – l’hai sacrificato. E forse te ne stai ancora chiedendo se hai fatto la cosa giusta.
La scelta che non volevi fare
Arrivi a quel momento e ti chiedono: Verso o Maelle?
Una scelta secca. Dritta. Senza mezze misure.
Se hai scelto Verso, l’hai liberato. Finalmente ha trovato pace, dopo tutto quel dolore, dopo tutto quel tempo intrappolato.
Ma per farlo, hai dovuto distruggere il Canvas. Il mondo intero che Maelle cercava di proteggere. Il suo rifugio. Il suo senso.
Se invece sei stato con Maelle, hai conservato quel mondo, hai lasciato vivere chi ci stava dentro.
Ma… hai lasciato Verso in un loop eterno. Eri lì con lui, sapevi quanto stava soffrendo.
Eppure hai dovuto lasciarlo andare.
Hai fatto bene? Hai sbagliato? Boh. Non c’è una risposta comoda.
Maelle è Alicia. Verso non è più vivo. E la Paintress…
Col passare delle ore, tutto ti torna.
Maelle è Alicia, la figlia sopravvissuta all’incendio. Quella che non parla, che ha perso tutto.
Verso, invece, è morto. Te lo dicono chiaro. Quello che hai visto, nel Canvas, era solo un riflesso. Una ricostruzione.
E la Paintress? È Alen, la madre. Intrappolata. In silenzio, cercava di comunicare con quei numeri nel Monolite.
E il Curatore? Lo hai capito tardi, ma era lui il vero antagonista. Non uno che “protegge la creazione”. Uno che la blocca, la controlla.
Tutto incasinato, sì. Ma se ti fermi un attimo, è anche tutto coerente. E brutale.
E poi ci sono quegli occhi…
Alla fine, quando guardi Maelle negli occhi – se hai scelto lei – ti accorgi di una cosa:
sono dipinti.
È un dettaglio piccolo, ma potentissimo.
Vuol dire che ha ereditato il potere della Paintress?
Che ora tocca a lei creare, riscrivere, decidere?
O è solo simbolico? Non lo sappiamo. Ma ti resta addosso. E non è una sensazione qualsiasi.
Nessuna delle due scelte ti salva
Ed è forse proprio questo il punto.
Clair Obscur non ti fa vincere. Non ti regala un lieto fine. Ti obbliga a scegliere, a rinunciare, a portarti dietro il peso di quella scelta.
Tu, come giocatore, sei parte attiva di quella tragedia.
Qualcuno ci rimette. Sempre.
E se ti senti svuotato… tranquillo, non sei solo.
E ora? Si va avanti?
Hai visto quella scena dopo i titoli?
C’è Clea, e parla con dei tizi che sembrano nuovi. Li chiamano Writers.
Ti sei fatto mille domande anche tu, vero?
Painters che creano mondi con la pittura… Writers che magari lo fanno con la scrittura?
Stanno preparando qualcosa. E se lo fanno davvero, potrebbe essere il seguito più mind-blowing degli ultimi anni.
Hai finito il gioco. Ma non hai finito di pensarci.
Lo capiamo. È successo anche a noi.
Non ti lasci alle spalle Clair Obscur: Expedition 33 in due minuti. Ti resta dentro.
Non tanto per il gameplay (che è anche figo, per carità), ma per quello che ti costringe a sentire.
Ti sbatte addosso emozioni vere, difficili. E non cerca di semplificare nulla.
È per questo che stiamo ancora qui a scriverne. A parlarne con te.
Tu che finale hai scelto?
Ti sei pentito? Oppure ti è sembrato giusto, anche se doloroso?
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Parliamone insieme. Perché certi giochi non si giocano da soli. Si elaborano in gruppo.