Il ritorno di Marathon doveva essere l’evento del decennio per Bungie. Un reboot ambizioso, una direzione artistica fuori scala, il richiamo a un culto degli anni ’90. E invece? Uno dei peggiori casi di autodistruzione dell’industria gaming recente. Ecco cosa è andato storto, e perché oggi Marathon è più vicino a un fallimento che a un lancio.
L’annuncio che aveva fatto sognare i fan
Era il 24 maggio 2023 quando Marathon venne presentato al PlayStation Showcase. Trailer potente, estetica stilizzata, e la promessa di un nuovo extraction shooter ambientato nell’universo del titolo storico Bungie. Una mossa audace, perché il nuovo gioco non avrebbe avuto una campagna single-player: solo multiplayer competitivo, narrazione ambientale e combattimenti online tra “runner”.
Nonostante i dubbi, l’hype era reale. Bungie sembrava in controllo e l’idea di rispolverare una vecchia IP con uno stile moderno e un taglio live service intrigava molti.
Il picco dell’hype: ARG, teaser criptici e community in fermento

Ad aprile 2025, tutto esplode: Bungie lancia un ARG con enigmi criptici che svelano il primo teaser ufficiale. La community impazzisce. Lo stream di rivelazione include gameplay, corti narrativi ambientati su Tao City 4 e una trovata assurda (ma riuscita): una macchinina RC che esplora gli uffici dello studio in diretta.
Per un attimo, sembrava di vivere una nuova golden age: Marathon poteva davvero diventare il prossimo gioco culto, con lore, atmosfera e mistero.
Poi arrivò l’alpha… e iniziarono i problemi seri
Poche settimane dopo, Marathon entra in fase di alpha. Doveva essere un test chiuso, ma per la mole di richieste Bungie apre le porte a migliaia di giocatori e — colpo di scena — rimuove anche l’NDA. Il gioco è finalmente visibile, giocabile, giudicabile.
E il verdetto non è buono:
- Gameplay confuso e poco intuitivo.
- Zone outdoor spoglie e senza identità.
- Bilanciamento problematico per chi gioca da solo o in duo.
- Personalizzazione assente o ridotta a semplici skin.
- Nessuna modalità PVE.
E il colpo di grazia? A meno di sei mesi dal lancio, la storia non era ancora scritta. Letteralmente. Un vuoto narrativo inaccettabile per un titolo che si fonda sulla lore.
La bomba del plagio: arte rubata, scuse tardive
A questo punto le cose precipitano. L’artista freelance Fern denuncia pubblicamente che Bungie ha utilizzato sue illustrazioni per creare decalcomanie e texture nel gioco, senza permesso. La community scopre che non è un caso isolato: è la quarta accusa di plagio artistico rivolta allo studio in pochi anni.
Bungie si scusa, rimuove gli asset, propone a Fern un’assunzione. Ma il danno è fatto. L’unica cosa su cui tutti erano d’accordo — lo stile visivo di Marathon — ora è sospetta, forse persino copiata.
La leadership sotto accusa: tossicità e miopia aziendale
Nel caos, ex dipendenti e sviluppatori iniziano a raccontare cosa succede dentro Bungie:
- Il CEO Pete Parsons è accusato di licenziare personale storico prima della maturazione delle stock option.
- Ex dev dichiarano che Bungie ha sabotato internamente DLC di Destiny 2.
- I feedback negativi su Marathon erano noti da mesi, ma ignorati dai vertici.
- Il morale del team è a picco, tra silenzi, pressioni e scelte imposte dall’alto.
Tutto questo mentre Parsons si compra auto d’epoca da milioni. Non esattamente il segnale di una leadership in ascolto.
Sony si tira indietro: marketing congelato
Il colpo di grazia arriva da Sony. Dopo l’acquisizione miliardaria di Bungie, la casa madre sospende tutto il marketing legato a Marathon. Tradotto: nessuna promozione, nessuna spinta sul lancio, nessun investimento nel breve termine.
Il gioco — previsto per il 2025 — è tecnicamente ancora in sviluppo, ma l’uscita a questo punto appare più che mai in bilico. Forse arriverà, forse no. Ma comunque non sarà il gioco che ci avevano promesso.
Marathon può ancora salvarsi?
Difficile dirlo. Troppo è stato compromesso: la fiducia dei fan, l’immagine di Bungie, il posizionamento sul mercato. E altri extraction shooter stanno già facendo meglio, con meno scandali sulle spalle.
Servirebbe una ripartenza totale. Una riscrittura del gameplay, della narrativa, della filosofia alla base del progetto. Ma la domanda vera è: chi si fiderà ancora di Bungie, dopo tutto questo?
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