La nuova Nintendo Switch 2 è uscita il 5 giugno 2025 e in due mesi e mezzo ha già acceso discussioni infinite. Non tanto per le esclusive che restano il cuore pulsante della console ma per una questione che tormenta i fan da sempre: i porting dei giochi third-party.
C’è chi dice che la console sia troppo debole per gestire blockbuster moderni. Altri puntano il dito contro sviluppatori pigri, colpevoli di lanciare versioni arrangiate. La verità, come spesso accade, sta nel mezzo.
Nintendo Switch 2: un inizio in chiaroscuro
Nintendo ha costruito la sua nuova macchina attorno a due pilastri: DLSS e flessibilità. Con la tecnologia di NVIDIA, la console può scalare la resa grafica, raggiungere i 4K in dock e mantenere frame rate più alti in modalità portatile. Ma non tutti i team hanno sfruttato queste funzioni al lancio.
Ed è qui che nasce la differenza abissale tra un porting riuscito e uno da dimenticare.
Porting che convincono

Qualche esempio positivo c’è già.
- Borderlands 4 gira bene: combattimenti fluidi, grafica convincente. La modalità World Tour è bloccata a 30 fps, ma il cuore del gioco, cioè i match, è stabile.
- Cyberpunk 2077 sorprende: non ha la resa visiva delle versioni PC o next gen, ma è una trasposizione solida e giocabile, soprattutto se pensiamo alla complessità del titolo.
- WWE 2K25 mostra un ottimo livello di fedeltà: mancano certi effetti di luce e riflessi rispetto a PS5 e Series X, ma il gameplay e le animazioni sono intatte.
Questi esempi dimostrano che Switch 2 può reggere giochi pesanti, se il porting è fatto con criterio.
Porting che fanno discutere
La lista dei casi problematici, però, è più lunga di quanto ci si aspettasse.
- Madden 26 non convince: animazioni poco fluide, resa visiva inferiore, frame rate instabile.
- Elden Ring ha fatto parlare di sé a Gamescom: in handheld era instabile, con stuttering e cali pesanti. Anche in dock, le impressioni dal vivo lo descrivono come un Elden Ring “più sporco” e meno reattivo, persino peggio della vecchia versione PS4.
- Final Fantasy VII Remake ha lasciato buone impressioni, ma regna la confusione sul frame rate. Alcuni parlano di 60 fps, altri di 40 o 30. Le modalità potrebbero essere più d’una, ma senza certezze ufficiali.
- Star Wars Outlaws ha fatto tremare i polsi: durante un’intervista con gameplay mostrato, sembrava girare a 15 fps.
- Borderlands 4, giocabile a Gamescom, ha ricevuto feedback contrastanti. C’è chi lo definisce “ok”, chi parla di cali vistosi e input lag con troppi nemici a schermo.
- FC Club 26 (il nuovo FIFA) è confermato a 30 fps, un limite pesante per un titolo sportivo che punta su velocità e reattività.
Perché tanta differenza?
Il punto chiave è semplice: tempo con i dev kit.
Non tutti gli studi hanno avuto accesso alle unità di sviluppo di Switch 2 nello stesso momento. Alcuni hanno potuto lavorarci da oltre un anno, altri solo da pochi mesi. Risultato: i giochi sviluppati in fretta mostrano limiti, quelli che hanno avuto più tempo risultano ottimizzati meglio.
È lo stesso scenario visto all’epoca del lancio di Xbox 360. Madden 06 era bellissimo da vedere, ma vuoto nei contenuti rispetto alle versioni PS2 e Xbox. Perché? Dev kit arrivati tardi e poco tempo per adattare il gioco. L’anno dopo, Madden 07 recuperò terreno.
DLSS: l’arma ancora spuntata
Switch 2 ha tra le mani una tecnologia chiave: DLSS 3.1, capace di alleggerire il carico della GPU e restituire frame rate più alti. Ma al lancio, molti titoli non l’hanno nemmeno integrata. Alcuni, come Donkey Kong Bananza, ne sono del tutto privi.
La sensazione è che diversi publisher abbiano corso per piazzare i giochi nella finestra di lancio, rinunciando a sfruttare le vere potenzialità dell’hardware. Una scelta che paga subito, con vendite facili, ma rischia di bruciare l’immagine della console.
Il futuro dei porting
Guardando avanti, è probabile che i giochi annuali miglioreranno già dal 2026. Madden 27, FC 27, NBA 2K26 potrebbero offrire performance ben più solide, con frame rate stabili e un uso pieno del DLSS. Gli studi avranno più tempo e più esperienza per spremere il sistema.
Resta la consapevolezza che non tutti i porting saranno di qualità. Ci saranno sempre versioni pigre, realizzate in fretta per incassare. Ma se Street Fighter 6 e Cyberpunk 2077 dimostrano qualcosa, è che Switch 2 può gestire blockbuster moderni, se sviluppatori e publisher decidono di investirci il giusto.
Nintendo e la distribuzione dei dev kit
Un altro punto cruciale riguarda la gestione dei kit da parte di Nintendo. Diversi studi AAA non li hanno ancora ricevuti, una scelta che rallenta la possibilità di portare titoli pesanti sulla console. È una strategia strana, che rischia di isolare Switch 2 dal ciclo completo delle terze parti nei primi anni.
Se Nintendo vuole evitare di ripetere gli errori della prima Switch, deve garantire a più partner l’accesso agli strumenti. Solo così i porting potranno avere qualità costante.
La domanda è legittima: Switch 2 ha un problema con i porting third-party?
La risposta, per ora, è “dipende”. Alcuni giochi dimostrano che la console regge bene. Altri fanno storcere il naso. Ma non è un limite strutturale: è una questione di tempo, risorse e voglia di sfruttare davvero il nuovo hardware.
Il rischio è di vedere ripetersi la storia della prima Switch, con titoli eccellenti alternati a versioni ingiocabili. La speranza è che, con più esperienza e l’uso pieno del DLSS, la forbice si riduca.
Il futuro di Switch 2 non sarà deciso da un singolo porting riuscito o fallito, ma dalla costanza con cui gli studi tratteranno la console. Se Nintendo e i partner faranno le mosse giuste, i giocatori potranno avere un’esperienza all’altezza, senza dover accettare compromessi inutili.
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