Nel 2025, le chiacchiere su PlayStation 6 e prossima Xbox si moltiplicano come i leak inutili su GTA 6: tutti ne parlano, nessuno sa niente, e nel frattempo le console attuali stanno ancora aspettando di essere sfruttate a dovere.
Ci ha pensato lo youtuber RGT85, con un video dal titolo impossibile da ignorare – “Why The F Are We Talking About The PS6 And Next Xbox?” – a dire ad alta voce quello che molti pensano: ma che senso ha parlare di next-gen, ora?
Spoiler: non ce l’ha. Ecco perché.
PS6 tra lettori esterni e sogni bagnati da forum
Partiamo da Sony. Le indiscrezioni parlano di una PS6 con lettore ottico removibile, versione portatile, e addirittura SKU “più deboli” pensate per il cloud gaming. La realtà? Tutto ancora vago, confuso, e zero ufficialità.
Il lettore removibile era già previsto per una revisione di PS5, quindi non è nulla di futuristico. La variante portatile? Più una suggestione nata dal flop (sì, flop) del PlayStation Portal, che da console ha solo la forma.
Sony non ha ancora chiuso l’era PS5, ma sembra che molti vogliano scavalcarla senza neanche averla capita.
Microsoft: tanti annunci, pochi fatti
E Microsoft? Stessa storia. Sarah Bond ha parlato di una “prossima generazione ibrida”, ma senza dire nulla di concreto. Intanto circolano voci su un handheld Xbox. No, non il ROG Ally, che è un dispositivo ASUS compatibile con Game Pass ma non sviluppato da Redmond.
E mentre si fantastica sul nome “Series Z” (che non esiste), progetti promessi da anni come Perfect Dark sono ancora in alto mare. Annunciato nel 2020, rivelato con un teaser, e poi… silenzio. Di nuovo: si parla del futuro quando il presente è fermo.
Le vere colpe: giochi lenti, engine ingordi, patch infinite
La provocazione lanciata da RGT85 è centrata: non è l’hardware a frenare i giochi, ma l’industria stessa.
Sviluppi troppo lunghi. Motori poco ottimizzati (ciao, Unreal Engine 5). Culture aziendali basate su patch day-one, corse alla grafica e promesse di gameplay innovativi che poi si perdono tra cutscene e facce fotorealistiche.
E intanto le esperienze migliori spesso arrivano da titoli “minori”. Hai visto Hi-Fi Rush? Ritmo, stile e qualità, senza bisogno di 200 milioni di dollari di budget.
Quanta grafica ci serve ancora?
Una delle domande più interessanti poste da RGT85 nel video è: cosa vogliamo veramente da PS6 o Xbox Series Z?
Altri riflessi nei vetri? Capelli realistici? Pori? Siamo sicuri che sia questa la direzione giusta?
Giochi come Resident Evil 2 Remake, Horizon Zero Dawn o Gears 5 girano benissimo anche su hardware della scorsa generazione. L’hardware attuale ha ancora ampio margine.
Eppure vogliamo nuove console. Per farci cosa? Una grafica più brillante non basta, se poi il gameplay è sempre lo stesso o, peggio, peggiora.
La scusa dei cicli brevi non regge più
C’è chi dice: “Negli anni ’90 le generazioni duravano di meno”. Vero. Ma lì c’era una rivoluzione tecnica ogni 4 anni, e una concorrenza feroce: Nintendo, Sega, Sony, PC Engine… tutti spingevano.
Oggi? PlayStation pubblica giochi su PC. Xbox li pubblica su PlayStation. Steam è lì che guarda e ride. Il concetto stesso di generazione si sta sbriciolando, ma noi fingiamo che serva ancora il salto epocale, come da PS1 a PS2.
Spoiler: non succederà.
I giochi che valgono non sono quelli più “avanzati”
RGT85 lo dice chiaramente: i giochi che spaccano non sono quelli più fotorealistici. Sono quelli fatti bene, pensati con cura. Cita Hollow Knight: Silksong, uno dei titoli più venduti del 2025. Non ha il ray tracing. Non gira a 120 fps in 4K con DLSS 6. Ma funziona, è appagante, è amato.
La gente vuole giochi solidi, memorabili, divertenti. Non tech demo travestite da capolavori. Vedi The Order 1886? Bellissimo. Inutile.
Sviluppi eterni, sequel che non arrivano mai
Un tempo, se un gioco andava bene, il sequel usciva l’anno dopo. Resident Evil 1 (1996), Resident Evil 2 (1998), Resident Evil 3 (1999). Oggi se ti annunciano il titolo nel 2024, stai sereno: lo giochi nel 2028.
E questo con PS5 e Series X. Figuriamoci con PS6 e la nuova Xbox, dove i team dovranno imparare di nuovo tutto da zero, sbatterci la testa, perdere tempo. E lo faranno per dare ai publisher una cutscene in più.
Tanto poi, si patcha.
Non è nostalgia, è logica
Chi guarda con sospetto alla voglia di next-gen non è un boomer che vive nel passato. È uno che ha capito dove siamo finiti: produzioni bloccate da se stesse, ambizioni che non trovano forma, e cicli di sviluppo che fanno impallidire anche i tempi di Duke Nukem Forever.
E il rischio è che una PS6 uscita nel 2027 arrivi sul mercato con giochi cross-gen fino al 2030. A quel punto, tanto vale restare su PS5 e usarla come dovrebbe essere stata usata fin dall’inizio.
Cosa serve davvero: rischi, idee e varietà
Per RGT85 (e per molti giocatori), la soluzione non è più potenza. È più varietà, più creatività, più voglia di osare. Non tutti i giochi devono essere tripla A da 100 GB. Non serve il cast di Dune in motion capture. Basta fare giochi che girano bene, che si ricordano e che hanno qualcosa da dire.
Oggi, l’unico vero salto generazionale che servirebbe è quello culturale.
E tu che ne pensi? Vuoi PS6 a tutti i costi, o preferisci un 2026 pieno di giochi veri?