Nel mare infinito dei Soulslike, ogni nuova uscita rischia di affondare sotto il peso di confronti impossibili con FromSoftware. Ma ogni tanto, un progetto indie prova a smarcarsi dalla formula standard, con idee nuove, spunti intelligenti e quel guizzo da “primo amore” che tanti tripla A sembrano aver perso.
Wuchang: Fallen Feathers è uno di questi. Non perfetto, ma dannatamente interessante.
Se ti piacciono i giochi alla Dark Souls, se hai apprezzato l’anima dark di Lies of P o le sperimentazioni action di Black Myth: Wukong, allora questo potrebbe sorprenderti. Perché nonostante le prime impressioni possano farlo sembrare un clone, Wuchang prova a camminare per conto suo… piuma dopo piuma.
Più che un clone, un ibrido con personalità
Mettiamo subito in chiaro una cosa: sì, Wuchang è un Soulslike. Ha la stamina bar, ha le animazioni lente, ha la schivata precisa e i boss che ti fanno a fette se sbagli i tempi. Ma non è solo questo.
Il combat system è molto più vicino a un action ibrido alla Berserker o Nioh, con combo concatenate, verticalità nei colpi, e un’enfasi forte su build e abilità speciali.
Dimentica il solito parry-based alla Sekiro: qui la schivata è regina. E funziona. Hai uno skill tree enorme che ti permette di cucirti addosso il tuo stile di combattimento, con abilità sbloccabili, armi potenziabili, e la possibilità (graditissima) di resettare tutto gratuitamente in qualsiasi momento.
L’effetto? Un sistema che premia davvero l’esperimento. Muori contro un boss? Cambia arma, cambia build, cambia approccio. E all’improvviso quello che sembrava impossibile diventa una passeggiata. O viceversa, ovviamente.
Cinque armi, mille modi di usarle
A differenza di tanti altri giochi del genere che ti sommergono di loot casuale, Wuchang sceglie la via della qualità. Hai solo 5 categorie di armi principali, ma ognuna è profonda, stratificata e completamente personalizzabile.
Ogni stile ha un suo flavour:
- le asce sono lente ma brutali,
- le doppie lame veloci e adatte ai duelli,
- le spade a una mano versatili e perfette per chi vuole lanciare magie senza rinunciare al corpo a corpo.
La cosa interessante è che non sei vincolato a una scelta. Puoi cambiare tutto, in ogni momento. E quando arrivi a padroneggiare meccaniche come lo Skyborn Might e l’Obliterate (un mix tra parata, stagger e attacchi critici), il combattimento esplode letteralmente in un balletto di colpi, contrattacchi e finish devastanti.
Sembra un Souls, ma si gioca con il ritmo di un character action.
Il level design? Un delirio ben congegnato
Se sei un fan di Dark Souls 1, questa è la parte che ti farà impazzire (in senso buono). Il mondo di Wuchang è una matrioska di livelli intrecciati, scorciatoie impossibili, zone opzionali, passaggi nascosti e biomi completamente diversi.
Si parte da villaggi nella giungla, si passa per templi in fiamme, montagne innevate, sotterranei pieni di trappole… e se sei metodico, trovi scorciatoie che ti riportano indietro di ore, aprendo percorsi nuovi verso boss, oggetti e finali alternativi.
Il problema? All’inizio può essere disorientante. Molte aree si assomigliano un po’ troppo a livello visivo, e ti capiterà spesso di non capire se sei in una zona nuova o se hai appena fatto il giro. Ma nella seconda run tutto si chiarisce: la mappa prende forma nella tua testa e l’esplorazione diventa pura soddisfazione.
Ah, e occhio: se sei attento, puoi anche saltare intere zone. Letteralmente. Conoscendo certi percorsi o trovando porte segrete puoi arrivare direttamente a boss o sezioni avanzate. Old school al 100%.
Un Souls con malattia… e conseguenze
Il mondo di gioco è in rovina. C’è una malattia chiamata Feathering che trasforma le persone in creature piumate deformi. E no, non è solo narrativa.
Il tuo personaggio è infetto. Più muori, più perdi la testa. E a un certo punto… si manifesta un mini-boss “da follia” che ti bracca nel mondo. Lo devi affrontare per tornare in equilibrio. Un’idea che richiama i Pursuer di Dark Souls II, ma con un tocco originale.
Questa meccanica aggiunge un livello di tensione: morire non è solo frustrazione, è un rischio reale nel gameplay.
Storia? Presente, ma alla Souls
Non aspettarti cinematiche spettacolari o doppiaggi da Oscar. La storia in Wuchang c’è, ma va cercata: parlando con gli NPC, leggendo descrizioni, esplorando l’ambiente.
Alcuni dialoghi possono cambiare il finale, e il mondo reagisce alle tue scelte. Ma se sei uno di quelli che vuole cutscene e musica drammatica a ogni snodo narrativo, qui resterai un po’ a secco.
C’è comunque del fascino: l’ambientazione ispirata alla mitologia cinese offre spunti affascinanti e creature insolite, e certe quest secondarie sbloccano colpi di scena inaspettati.
Boss fight: croce e delizia
Parliamoci chiaro: alcuni boss, nella prima metà del gioco, sembrano disegnati da un sadico. Spammano attacchi, non ti lasciano respirare e ti fanno il parrucchino con la tua spada.
Poi però scopri come funziona il sistema. Ti accorgi che schivando bene, caricando la barra di stagger e piazzando un Obliterate nel punto giusto, puoi ribaltare tutto. Diventa una danza. E anche i boss più bastardi diventano affrontabili.
Certo, ci sono ancora sbilanciamenti: alcune build sono così forti che nel finale potresti letteralmente “one-shotare” tutti i boss uno dopo l’altro, senza mai morire. Ma di nuovo: è una questione di scelta. E di conoscenza.
L’unico difetto vero? Troppi boss hanno due o tre fasi. Una volta era un colpo di scena, ora rischia di diventare routine. Ma se sei abituato ai moderni Soulslike, non ti stupirà.
Prestazioni, grafica e piccoli bug
Il gioco gira su Unreal Engine 4, upgradato al 5. Visivamente è buono, ma non al livello dei top di gamma. Black Myth: Wukong è ancora un altro pianeta, almeno esteticamente.
Però Wuchang vince sulla stabilità. Nella versione finale testata dopo 100 ore, niente crash e framerate stabile. Solo qualche problema di leggibilità (oggetti poco visibili in certe zone, highlight troppo blandi) e un bug nello scaling del danno con alcune armi, probabilmente già fixato nella patch day one.
Longevità: ci siamo
La prima run ti porterà via circa 40 ore. Ma se vuoi vedere tutto (finali multipli, zone opzionali, build alternative), puoi tranquillamente superare le 100.
Non male, considerando che costa 50 dollari, con una Deluxe Edition a 60. E se sei su Xbox Game Pass, è già incluso.
Verdict: vale la pena?
Wuchang: Fallen Feathers è un Soulslike fatto con amore, ambizione e tante idee buone. Non rivoluziona il genere, ma ne rispetta la tradizione e cerca di ampliarla con personalità.
Ha problemi? Sì. Qualche bug, un po’ di jank nelle animazioni, e qualche déjà-vu di troppo. Ma ha anche:
- un combat system divertente
- un mondo ricco e interconnesso
- una progressione profonda
- una colonna sonora che pompa
Per essere il primo titolo dello studio Leenzee Games, è un debutto più che convincente. Se ti piace il genere, gli dai una possibilità. E magari ti ritrovi, come chi lo ha recensito dopo 100 ore, ancora a scoprire zone nuove.
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