Samurai, ninja, demoni e un sacco di sangue digitale. Onimusha era tutto questo, molto prima che i soulslike andassero di moda. E ora Capcom è pronta a rimetterlo in gioco. Ma tu ti ricordi davvero di cosa parlava questa serie?
Facciamo un salto indietro.
Anni 2000, era PS2. Capcom vuole cavalcare l’onda del successo di Resident Evil, ma con una twist: samurai al posto dei poliziotti, spade al posto delle pistole, demoni al posto degli zombie. Nasce così Onimusha, action-horror ambientato nel Giappone feudale, con combattimenti tecnici e uno stile che oggi definiremmo “pre-souls”.
Il primo Onimusha: Resident Evil con la katana
Uscito nel 2001 su PS2, Onimusha: Warlords ti mette nei sandali di Samanosuke Akechi. Samurai con la faccia (vera) dell’attore Takeshi Kaneshiro, affronti un’orda di Genma – demoni assetati di anime – per salvare la principessa Yuki.
Sfondi prerenderizzati, telecamera fissa, controlli a “carro armato” – sì, proprio quelli. Ma il sistema di combattimento è una figata: se contrattacchi con il giusto tempismo, uccidi all’istante. E mentre massacri i nemici, assorbi le loro anime per potenziarti. Blu, rosse, gialle. Tutto serve. Ma attento: mentre succhi anime, sei vulnerabile.
La versione HD Remaster è uscita nel 2018 per PS4, Xbox One, Switch e PC. Grafica aggiornata, formato 16:9, controlli moderni. Manca solo l’originale colonna sonora (problemi di diritti), ma il feeling è quello.
Onimusha 2: vendetta e… regali
Nel 2002 arriva Onimusha 2: Samurai’s Destiny. Nuovo protagonista: Jubei Yagyu, altro samurai in cerca di vendetta. Stessi fondali fissi, ma stavolta c’è una novità: un mini-sistema relazionale. Regali oggetti ai tuoi compagni di squadra. Se gli piaci, ti aiutano in battaglia. Se gli regali spazzatura… ti voltano le spalle. Letteralmente.
L’azione resta solida, le meccaniche di anime e potenziamenti anche. Ma a livello globale non sfonda. In Giappone vende bene, fuori meno. Capcom però non molla.
Onimusha 3: Jean Reno contro i demoni (e il tempo)
E qui arriva il delirio. Onimusha 3: Demon Siege (2004) parte nel Giappone feudale… e finisce a Parigi. Con Jean Reno. Sì, proprio lui. Interpreta Jacques, un poliziotto catapultato nel passato mentre Samanosuke finisce nel presente. Scambiano oggetti via portali temporali per risolvere enigmi e combattere Genma tra la Tour Eiffel e i templi in fiamme.
Il gioco dice addio ai fondali prerenderizzati: tutto è in 3D, anche se le telecamere restano fisse. Le meccaniche combat non cambiano molto, ma lo stile vira forte sul cinematografico. Forse troppo. La critica si divide. I fan pure.
Onimusha 4 (Dawn of Dreams): anime, combo e grinding
Nel 2006 esce Onimusha: Dawn of Dreams, quarto capitolo e cambio di direzione totale. Addio telecamere fisse, benvenuta visuale libera. Protagonista: Soki, “il demone blu”, accompagnato da un team di personaggi intercambiabili. C’è più action, più anime-style, più grinding. Ogni personaggio ha abilità uniche che servono per sbloccare aree nei vecchi livelli. Sì, torna il backtracking.
La verità? È un buon gioco. Ma vende poco. Persino in Giappone. E Capcom decide che basta così. Niente conversioni HD, niente sequel. Il ciclo Onimusha si chiude lì. Per ora.
Gli spin-off che forse non conosci
- Onimusha Tactics (GBA): strategico a turni alla Final Fantasy Tactics, con personaggi chibi. Simpatico, ma dimenticabile.
- Onimusha Blade Warriors (PS2): clone di Smash Bros con samurai e demoni. Si mena, ma senza troppa anima.
Il presente (e il futuro?): Onimusha torna
Oggi i primi due giochi sono tornati grazie ai remaster HD, finalmente disponibili anche su console moderne. Il secondo è fresco di rilancio.
E poi? Capcom ha annunciato Onimusha: Way of the Sword per il 2026. Sarà reboot? Sarà sequel? Non si sa ancora. Ma tra il ritorno dei samurai nel gaming e il trend retro in pieno boom, il tempismo sembra perfetto.
Tu l’hai mai giocata davvero, la saga di Onimusha? Qual è il tuo preferito? O magari sei uno di quelli che aspettava solo l’annuncio per recuperarli tutti.
In ogni caso, tieniti pronto. I Genma stanno tornando.
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