EA spegne i server di Anthem il 14 gennaio 2026, proprio mentre un milione di gamer chiede di fermare la distruzione dei giochi digitali. Coincidenza? Difficile crederlo.
Nel giorno in cui la petizione “Stop Killing Games” ha superato il milione di firme, Electronic Arts ha deciso di farla grossa: Anthem, il discusso looter shooter di BioWare, verrà ufficialmente disattivato. Niente patch, niente aggiornamenti, nessuna modalità offline. Game over totale.
Chi ha acquistato il gioco potrà continuare a usarlo fino a metà gennaio 2026. Poi più nulla. Nemmeno la schermata del menu. Anthem si chiuderà su se stesso, come se non fosse mai esistito.
Cos’è “Stop Killing Games”?
Se te lo stai chiedendo: no, non è uno sfogo da forum. È un’iniziativa concreta, partita dall’Europa, per evitare che i giochi digitali scompaiano nel nulla dopo che li hai pagati.
Il punto è semplice: se compro un gioco, voglio poterci giocare. Anche fra dieci anni. Anche se non è più di moda. Anche se i server sono offline. Una richiesta talmente ovvia che nel mondo dell’entertainment fisico sarebbe considerata scontata. Ma nel gaming digitale? Dimenticalo.
Anthem: ascesa, caduta e spegnimento
Ricordi Anthem? Lanciato nel 2019 da BioWare, studio che un tempo faceva innamorare con Mass Effect e Dragon Age, doveva essere la risposta di EA a Destiny. Armature stile Iron Man, un mondo sci-fi da esplorare in cooperativa, e tante promesse mai mantenute.
Al lancio fu un disastro. Tre ore di contenuti effettivi. Downgrade grafico. Sistemi spezzati. E una roadmap post-lancio abbandonata in fretta. Negli anni è rimasto in un limbo di silenzio, con qualche manciata di giocatori attivi (soprattutto via Game Pass) e nessun aggiornamento rilevante.
Ora EA ha deciso che non vale più nemmeno l’hosting. Risultato? Niente server, niente gioco.
Una scelta senza ritorno
Il vero problema è che Anthem non può essere avviato in nessuna forma offline. Nemmeno per girare nei menu. Nemmeno per guardarti i Javelin. Al contrario di altri giochi ritirati ma ancora eseguibili (tipo Marvel’s Avengers), Anthem sparirà del tutto. E chi l’ha comprato? Pazienza. Il gioco era solo in affitto. Anzi, era una licenza. E ora quella licenza scade.
Se ti sembra una truffa legalizzata, non sei l’unico. È esattamente il motivo per cui esiste il movimento “Stop Killing Games”.
Perché i giochi muoiono?
Dietro queste scelte non ci sono misteri esoterici. C’è il profitto.
Un gioco sempre online ti obbliga a stare connesso. Se sei online, puoi spendere soldi. Puoi comprare skin, pacchetti, valuta. Se invece ti dessero un’opzione offline… beh, magari giocheresti senza spendere altro. E questo non va bene a chi ha fatto del live service il suo business model.
Permettere il gioco offline o i server privati? Possibile, certo. Ma non “conveniente”. E quindi non si fa.
Cosa puoi fare (oltre arrabbiarti)
La buona notizia? Non sei impotente. La petizione europea sta facendo rumore. Ha superato il milione di firme, ma non si ferma lì. L’obiettivo è smuovere l’Unione Europea e — a cascata — costringere i publisher a cambiare rotta. O almeno a rendere i giochi acquistati giocabili offline dopo la chiusura dei server.
Non è utopia. È politica del digitale. E se funziona in Europa, magari si sveglia anche qualcuno oltreoceano.
I giochi sono arte o solo prodotti?
C’è anche un altro tema, più profondo: che cos’è un videogioco? Solo un prodotto da monetizzare, o un’opera culturale da preservare?
Anthem magari non sarà il miglior esempio di gioco da museo, ma se non tuteliamo nemmeno i titoli mediocri, che fine faranno quelli davvero importanti? Chi garantisce che fra 20 anni potrai ancora riscoprire Expedition 33 o Sea of Stars? Nessuno. Anzi, il sistema attuale rende tecnicamente legale spegnere tutto e cancellare l’accesso. Anche se hai pagato.
Serve un cambio di rotta
Negli ultimi dieci anni abbiamo visto sparire:
- Evolve
- Battleborn
- Avengers
- Babylon’s Fall
- Redfall (in coma)
- e ora Anthem
Tutti giochi con elementi always-online, tutti a rischio oblio. Alcuni erano brutti, altri sfortunati. Ma la logica resta la stessa: se non rendono abbastanza, meglio tagliare la corda prima che qualcuno chieda supporto, patch o — peggio — una modalità offline.
Anthem come simbolo (involontario)
Il fatto che proprio Anthem venga spento il giorno del traguardo per la petizione non è solo ironico. È emblematico. È il simbolo di un’industria che si è dimenticata che i giochi, prima di essere venduti, vengono vissuti. E che chi li compra, magari, vuole conservarli. Anche solo per nostalgia. Anche solo per principio.
Quindi, che si fa?
Se vivi nell’Unione Europea, firma la petizione. Se non ci vivi, parlane. Falla girare. Non serve essere un rivoluzionario per capire che questo sistema fa acqua da tutte le parti. E prima o poi toccherà anche al tuo gioco preferito.
Anthem morirà nel 2026. Ma non dev’essere la normalità.
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Restiamo vivi anche quando i giochi muoiono.