Dopo mezzo migliaio di ore di gioco e un aggiornamento su Switch 2, vale ancora la pena parlare di Pokémon Scarlatto e Violetto? Sì, e molto più di quanto immagini.
Correva il 2022 quando Pokémon Scarlatto e Violetto uscì tra entusiasmi e polemiche. Era ambizioso, pieno di idee, ma tecnicamente zoppicava in modo imbarazzante. Oggi, con l’upgrade su Switch 2, il gioco gira finalmente a 60 fps in 4K, con animazioni fluide e meno pop-in.
Ma attenzione: la grafica non è magicamente migliorata. Gli alberi sono sempre quelli. Gli sfondi restano piatti. Il Pokéball gigante sopra il Pokémon Center? Ancora scattoso. Il problema non era (solo) l’hardware. Era l’art direction.
Libertà vera, finalmente
Nonostante tutto, la struttura open world resta uno dei punti forti del gioco. Puoi affrontare palestre, Team Star e Titan Pokémon nell’ordine che preferisci. Puoi esplorare fin da subito, costruirti un team atipico, sperimentare.
Certo, manca la componente puzzle ed esplorativa dei vecchi giochi. Niente caverne labirintiche, niente dungeon veri. I leggendari? Li trovi in posti predefiniti, senza doverli “cercare davvero”. Un’occasione sprecata per chi ama l’avventura con la A maiuscola.
Competitivo alle stelle
Qui invece Scarlatto e Violetto brillano. La teracristallizzazione ha dato nuova linfa al PvP, con strategie profonde, team diversificati e match spettacolari. L’online funziona bene, sì davvero, e puoi perfino usare team a noleggio con pochi click.
In breve: se ti interessa il competitivo, è uno dei giochi più accessibili e ricchi di sempre. Lo dice anche chi ha firmato la recensione originale su GameSpot, oggi tornato a parlarne dopo oltre 500 ore.
DLC: finalmente un po’ di sfida
Il DLC Il Disco Indaco ha cambiato le carte in tavola. Battaglie doppie complesse, ritorno di Pokémon amati (quasi tutti i leggendari inclusi) e quattro biomi distinti da esplorare in una sorta di terrario vivente. Una sfida degna, finalmente, e con boss che usano trick room, terremoti intelligenti e sinergie da veterani.
L’altro DLC, La Maschera Turchese, era più blando — ma insieme offrono un post-game finalmente interessante, cosa che il gioco base non garantiva.
Multiplayer: occasione persa
La co-op sembrava rivoluzionaria: esplorare il mondo Pokémon con gli amici? Sogno. Peccato che la realtà sia piatta: si gioca in istanze separate, con Pokémon che appaiono solo a uno dei due. Niente scambi o lotte rapide. Niente inviti a lobby in corso. È tutto macchinoso e poco coeso. L’unico vero vantaggio? Entrare insieme nei raid Teracristal.
Dialoghi eterni, scene non skippabili
La narrazione è una palla al piede. Testi lunghi, introduzioni lente, troppi personaggi secondari. E peggio ancora: non si possono saltare le cutscene. Per chi vuole solo “giocare”, l’inizio è una vera muraglia. E no, non migliora ai secondi o terzi replay.
È ancora il miglior Pokémon?
Sì. E no. Dipende da cosa cerchi.
- Se vuoi la libertà di esplorare e costruire il tuo team → sì, è top.
- Se ami il competitivo → assolutamente sì.
- Se cerchi dungeon, mistero e progressione da RPG classico → no, non fa per te.
- Se vuoi grafiche curate e uno stile coerente → guarda altrove.
Ma la verità è che, nonostante uno dei lanci più turbolenti della storia della saga, Scarlatto e Violetto è riuscito a costruirsi una base solida, migliorare col tempo e far crescere una scena competitiva come poche altre nella storia del brand.
E dopo 500 ore, chi lo conosce bene… ci gioca ancora.
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