In origine la definizione di open world indicava semplicemente un livello di gioco molto esteso, dentro cui l’utente poteva deviare dalla trama principale per scoprire missioni secondarie o tesori nascosti. Con il passare degli anni la tecnologia ha spostato l’asticella più in alto, trasformando il concetto in qualcosa di differente: non si parla più di un grande spazio al servizio di una trama lineare, ma di un ecosistema autonomo in cui le azioni, grandi o piccole, generano effetti concreti.
L’attenzione non si concentra più sul racconto tradizionale, ma su fisica, intelligenza artificiale e simulazione ambientale, elementi che restituiscono al giocatore un senso di presenza eccezionale. Si tratta di un’evoluzione che pone una domanda importante: la storia conta ancora o la vera attrattiva risiede in una libertà praticamente illimitata?
L’hardware come base per l’esplorazione nei videogiochi
La libertà, naturalmente, non può prescindere da una potenza di calcolo adeguata. Per i mondi aperti ricchi di simulazioni e grandi distanze visive sono richiesti spesso processori rapidi, schede grafiche avanzate e memorie veloci.
Le console di ultima generazione, come la PlayStation 5 e la Xbox Series X, mettono a disposizione un rapporto equilibrato tra costo e prestazioni, mentre il cloud gaming abbassa ancora di più la soglia per l’ingresso, a patto di disporre di una connessione stabile e con bassa latenza.
Chi preferisce, però, frame-rate elevati e scene grafiche particolarmente esigenti sceglie quasi sempre un computer da gioco. In rete sono diffuse numerose pc gaming offerte, utili per assemblare sistemi di fascia medio-alta a cifre che un tempo erano impensabili.
L’hardware efficiente velocizza i tempi di caricamento, mantiene la sensazione di continuità e, di conseguenza, facilita l’immersione dentro territori molto vasti. La dotazione tecnica, insomma, non è un aspetto che si può sottovalutare, ma rappresenta una delle basi che rendono sostenibile la progettazione di scenari così estesi.
La libertà di azione: il giocatore detta il percorso
Si è verificato, quindi, un passaggio da racconto rigido a percorso aperto che ribalta il tradizionale rapporto tra autore e pubblico. Le missioni guidate cedono il posto a sistemi che interagiscono tra loro. In uno scenario open world l’evento non è precedentemente scritto, perché nasce dall’incontro fra regole generali e iniziativa del giocatore.
È un modello che basa il divertimento su cause ed effetti. Chi progetta il videogioco non descrive le conseguenze: le predispone, lasciando che ogni partita offra episodi imprevedibili. Il pubblico, di conseguenza, percepisce di aver ottenuto il risultato senza sentirsi abbandonato; un equilibrio delicato che richiede mesi di test e correzioni.
Le storie nascono dalle azioni
Quando il mondo virtuale reagisce con coerenza, la storia smette di essere un monologo e diventa dialogo. Un percorso compiuto senza indicazioni, quindi, finisce per rafforzare la sensazione di essere quasi dentro all’universo digitale.
E questo può dare tante soddisfazioni: per esempio, attraversando una valle abitata da predoni e restando a corto di frecce, si potrebbe scoprire un passaggio fra le rocce: si origina così una piccola vicenda a sé che diventa irripetibile e che nessun altro giocatore vivrà nello stesso identico modo.
Dove porterà il genere degli open world?
La libertà senza orientamento, però, potrebbe trasformarsi in smarrimento. Se un giocatore ha a disposizione poche ore da dedicare al videogame durante la giornata, cerca obiettivi chiari da raggiungere. I team di sviluppo, quindi, inseriscono spesso dei veri e propri indizi visivi, come una colonna di fumo che si può distinguere da lontano oppure dialoghi che indicano luoghi interessanti da raggiungere.
I programmatori utilizzano inoltre algoritmi che monitorano la densità degli eventi, spostando missioni verso aree poco frequentate. Questo metodo, quindi, è molto interessante e amplia la personalizzazione: chi desidera girare per il mondo di gioco resta libero di farlo, chi preferisce un ritmo più stretto trova invece un insieme di attività coerente con il proprio stile di gioco.
Ti appassionano gli open world e vuoi scoprire curiosità, chicche nascoste e dietro le quinte di sviluppo? Seguici su Instagram per non perderti niente.