Nintendo sta per dire addio ai giochi fisici. E no, non è uno di quei rumor che girano da anni: stavolta ci sono prove concrete, e la community non la sta prendendo bene.
WWE 2K25 sarà venduto su Switch 2 senza cartuccia, solo con un codice stampato su un foglietto. Prezzo? Sempre 70 euro. Il che, tradotto, significa pagare il massimo per ricevere… il minimo. Una scatola vuota, niente gioco da collezionare, nessuna possibilità di rivenderlo, prestarlo o anche solo esporlo in libreria.
E non si tratta di un’eccezione. Sempre più titoli di terze parti in arrivo sulla prossima console Nintendo seguiranno lo stesso schema. Il messaggio è chiaro: si va verso un futuro 100% digitale. E i fan, giustamente, si stanno ribellando.
Nintendo tradisce la sua storia fisica
Nintendo è sempre stata la regina del formato fisico. Dai tempi del NES fino a 3DS e Switch, ogni console è stata legata al piacere di “inserire la cartuccia e giocare”. Senza patch da 50 GB, senza attese, senza account online.
Ecco perché la virata verso il solo digitale fa così male. Non è solo una questione di nostalgia: è un cambio radicale di filosofia. Nintendo non sta più puntando sull’esperienza del collezionismo o sulla praticità dell’acquisto retail. Sta solo cercando di tagliare i costi. E monetizzare ogni aspetto della distribuzione.
Game Key Cards: una finta via di mezzo
Prima delle “scatole con codice”, c’era stato il tentativo delle Game Key Cards: cartucce finte che non contenevano il gioco, ma solo un codice da riscattare online. A prima vista sembravano le vecchie cartucce, ma in realtà erano inutili senza connessione. Non funzionano offline, non conservano nulla.
In molti le hanno odiate. Ma ora che stanno scomparendo in favore del “codice nel box”, c’è chi inizia perfino a rimpiangerle. “Almeno erano fisiche, almeno potevi toccarle”, dicono alcuni fan.
La verità? È come scegliere tra due tipi di spazzatura. E Nintendo lo sa bene.
Cartucce troppo care, profitti troppo bassi
Dietro questa svolta c’è una questione di soldi. Con Switch 2, Nintendo ha imposto ai publisher l’uso di cartucce da 64 GB, le uniche compatibili con i giochi più pesanti. Il problema? Costano circa 16 dollari l’una. Un’enormità, soprattutto per i giochi da 40 o 50 euro, che vedrebbero erodere gran parte del margine di guadagno.
Con Switch 1 esistevano tagli più piccoli (8, 16, 32 GB), più economici e flessibili. Ma ora non c’è più scelta: o ti pieghi al digitale, o ti dissangui in produzione.
E così, le aziende scelgono la via più semplice. Meno costi. Nessuna logistica. Solo un codice da stampare su carta e infilare in una confezione di plastica.
Prezzi folli e nessun vantaggio
E qui sta l’assurdità: a fronte di una drastica riduzione dei costi per Nintendo e per i publisher, il prezzo per l’utente resta identico, se non addirittura più alto.
Nessun risparmio per chi compra digitale, nessuna offerta, nessun contenuto extra. Al contrario: meno diritti, meno valore, più rischi (il gioco può sparire dallo store, essere ritirato o disattivato). È un patto a senso unico. E chi ci perde sei tu.
Anche perché, a differenza di Microsoft, Nintendo non ha mai spinto davvero su servizi come Game Pass. E non ha un ecosistema cloud solido che giustifichi il passaggio forzato al digitale. Ti vende l’illusione del possesso, ma in realtà ti lascia con un file legato a un server che non controlli.
E adesso?
C’è chi parla di boicottaggi, chi minaccia cause legali (soprattutto in Brasile, dove i regolatori stanno indagando su certi casi di brick forzati delle console). Ma la sensazione è che Nintendo tirerà dritto.
Non è ancora chiaro se lo Switch 2 sarà completamente digitale per tutti i titoli o solo per le produzioni più pesanti. Ma la direzione è evidente. E chi ama il fisico dovrà prepararsi a una resistenza dura. O rassegnarsi.
Forse è il momento di iniziare a investire in MicroSD ad alta velocità. O di fare spazio su hard disk e SSD. Perché la prossima generazione Nintendo, volenti o nolenti, potrebbe essere tutta digitale. E molto, molto più costosa.