Il nuovo aggiornamento di Stellaris prometteva di cambiare tutto. Economia rifatta, pianeti da specializzare, DNA da rubare e un nuovo DLC pieno di alieni bizzarri. Ma tra bug, performance traballanti e una community col fucile puntato, ci si chiede: è l’inizio di una nuova era o solo l’ennesima patch da sopravvivere?
Il grande aggiornamento: hype spaziale, problemi terrestri
Paradox ha lanciato l’update 4.0 con una promessa grossa quanto una megastruttura: rivoluzionare le basi del gameplay. E in effetti, le modifiche ci sono. Eccome se ci sono. Ma come spesso accade con Stellaris, al cambiamento profondo si accompagna un’esplosione di problemi.
Nei giorni successivi all’uscita, la community su Steam si è fatta sentire. E forte. Il bombardamento di recensioni negative non ha risparmiato nemmeno il nuovo DLC Biogenesis, che paradossalmente è uno dei contenuti più originali e solidi mai usciti. Ma quando la performance crolla e ti senti usato come beta tester, è dura restare diplomatici.
Paradox ha ammesso di aver lanciato troppa roba tutta insieme. Il risultato? Hotfix a raffica, uno dietro l’altro, quasi ogni giorno. E una domanda che aleggia nell’aria come una nube tossica sopra un mondo contaminato: non era meglio aspettare un mese in più?
Cosa porta davvero l’Update 4.0?
Molto, forse troppo. Ecco le tre colonne portanti del nuovo sistema:
- Specializzazione dei pianeti: finalmente puoi sviluppare un mondo in modo coerente, facendolo diventare un centro di ricerca, produzione o commercio. Non puoi più fare tutto ovunque. Devi scegliere. E sì, scegliere fa male. Ma funziona.
- Popolazione con un ruolo strategico: le pop non sono più solo numeri da ottimizzare. Ogni colono in più ha un peso, ogni nuova colonia va pianificata. Troppi pianeti = troppo spreco. O troppa lentezza. Dipende da come giri il tuo impero.
- Commercio trasformato: addio rotte manuali. Ora il commercio è una risorsa a sé. Lo guadagni, lo spendi, lo usi per compensare carenze (tipo la fame su un pianeta). Più semplice? Sì. Più interessante? Anche.
Il problema? Tutto questo non basta a risolvere il collo di bottiglia del late game. Anche con meno pop da gestire, Stellaris continua a rallentare quando la galassia si affolla. E a quel punto ti ritrovi più in un gestionale da commercialista che in un’epopea sci-fi. Alcuni iniziano a sognare un Stellaris 2. E non a caso.
Biogenesis: DNA alieno e idee brillanti
Nel caos post-patch, il DLC Biogenesis è stato un po’ sacrificato sull’altare delle aspettative. Ma sarebbe ingiusto bollarlo come “inutile”. Perché no, non lo è affatto.
Questa espansione gira tutta attorno all’evoluzione biologica. Ti mette in mano una nuova origine chiamata “Evolutionsjäger”, dove puoi rubare il DNA delle specie che incontri. Un’idea folle e geniale. Noi, per esempio, abbiamo creato una civiltà di lucertoline mutanti con occhioni dolci e manie di dominio galattico. Non forti, non veloci, ma ingannatori nati. Nessuno sospetta della lucertola carina… finché non è troppo tardi.
Il DLC introduce anche:
- Navi biologiche con ricerche dedicate
- Un nuovo impero caduto diviso in tre tronconi, che può riunirsi e prendere una forma diversa in base a chi comanda
- Eventi extra, civiltà esotiche, tratti e specializzazioni uniche per sciami, imperi corporativi e civiltà naturali
Insomma, contenuto ce n’è. E di qualità. Ma attenzione: il bilanciamento è ancora work in progress. La produzione di risorse ci è sembrata fin troppo semplice, anche senza puntare a build ultra ottimizzate. Forse troppo generosa?
Il cuore di Stellaris batte ancora forte (tra un freeze e l’altro)
Nonostante i suoi problemi, Stellaris riesce sempre a fare una cosa: raccontare storie. Non quelle scritte dagli sviluppatori, ma quelle che ti crea il gioco stesso, un evento dopo l’altro, una decisione sbagliata alla volta.
Ci è capitato, ad esempio, di assistere a un impero caduto che si ricomponeva sotto la guida di un blocco autoritario e prendeva il controllo della galassia… senza che noi potessimo fare nulla. Gli alieni invasori dell’endgame? Spazzati via mentre noi eravamo ancora lì a decidere cosa costruire in orbita. Frustrante? Forse. Affascinante? Assolutamente.
Questa è la vera forza del gioco: la capacità di sorprenderti. Anche dopo 300 ore.
Curva d’apprendimento verticale. Come un ascensore rotto
Una cosa va detta: Stellaris non è più un gioco entry-level. Anche con l’interfaccia migliorata, i tooltip impilabili e la nuova enciclopedia, capirci qualcosa richiede ore di tentativi, di esperimenti e di errori disastrosi.
E vale anche per chi ci torna dopo mesi. L’update 4.0 cambia abbastanza da far vacillare anche i veterani. Ma se ti butti, se hai pazienza, il reward è enorme. Soprattutto ora che puoi scegliere quali eventi “precursori” includere, eliminare quelli visti mille volte e costruirti il tuo percorso.
Conclusione: il miglior sandbox sci-fi, ma…
Stellaris, oggi, è ancora il punto di riferimento per chi vuole costruire civiltà stellari, abbatterle e ricostruirle da zero. Ma se non sei pronto a gestire instabilità post-update e performance ballerine, rischi di farti il sangue amaro.
L’update 4.0 porta buone idee, tante novità, qualche vecchio problema e una certezza: Stellaris funziona meglio quando te lo prendi con calma. Aspetta qualche patch. Riavvia quando lagga. E poi lasciati assorbire.
Perché anche se non sempre fila tutto liscio… non c’è niente di simile là fuori.