Oggi chiunque abbia uno smartphone e una connessione può diventare un content creator. Ma quando i follower crescono e arrivano le prime collaborazioni, restare indipendenti non è più così semplice. Sponsorizzazioni, codici sconto, link affiliati: il confine tra passione e business si fa sottile. E tu? Riconosci ancora la differenza tra un consiglio onesto e una pubblicità travestita da opinione?
Partiamo da qui.
“Ragazzi, questo non è un contenuto sponsorizzato…”
Quante volte l’hai sentita, questa frase? Spoiler: nove volte su dieci non è proprio vero. O almeno, non è tutta la verità. Magari il creator non è stato ufficialmente pagato, ma c’è il link affiliato in descrizione, il codice sconto personalizzato, la promessa di una collaborazione futura. O magari c’è solo la paura di bruciarsi un brand “importante” dicendo quello che pensa davvero.
Benvenuto nel fantastico mondo dei conflitti d’interesse digitali.
Da zero follower a partner ufficiale: com’è cambiato il gioco
Una volta fare contenuti online era un passatempo. Adesso è un lavoro, e pure serio. Alcuni ci campano, altri ci si arricchiscono. YouTube, TikTok, Twitch: il meccanismo è lo stesso ovunque. Più pubblico hai, più hai valore per i brand. E se hai valore, i brand vogliono lavorare con te.
Ma qui arriva il punto critico: più lavori con i brand, più è difficile restare imparziale. E no, non serve nemmeno che ti paghino direttamente. Basta anche solo sapere che “se parlo male di quel gioco, poi Ubisoft (o chi per lei) non mi manda più i codici in anteprima”.
Ci siamo capiti, no?
Sponsorizzazioni: benedizione o trappola?
Capiamoci: collaborare con i brand non è un male di per sé. È giusto che chi crea valore venga retribuito. Il problema nasce quando manca la trasparenza. Quando non dichiari che quel contenuto è pagato. Quando reciti un copione come se fosse la tua opinione. Quando fingi entusiasmo e in realtà non useresti mai quel prodotto neanche sotto tortura.
E a quel punto, che fiducia vuoi costruire?
E le regole, dove sono?
In teoria ci sarebbero. In Italia, per esempio, l’AGCOM ha imposto agli influencer di segnalare chiaramente ogni contenuto sponsorizzato. Hashtag tipo #ad, #pubblicità o #collaborazione pagata dovrebbero essere la norma.
In pratica? Un Far West. C’è chi li mette microscopici a fine caption, chi li nasconde nelle stories, chi fa finta di niente e “tanto nessuno controlla”. E spesso è vero: nessuno controlla. Ma il pubblico, sì. E quando si accorge che lo stai fregando, ti fa male.
Perché l’indipendenza è (ancora) una super skill
C’è chi ce la fa. Chi sceglie i brand con criterio, chi rifiuta i soldi se il prodotto non convince, chi ti dice onestamente “non fa per me, ma magari a te piace”.
Sono pochi? Forse sì. Ma esistono. E guarda caso, sono quelli che si costruiscono una fanbase fedele. Perché la fiducia, oggi, è più rara di un drop leggendario.
Il ruolo delle community: spettatori o complici?
Anche noi, come pubblico, abbiamo le nostre responsabilità. Perché troppo spesso difendiamo il nostro creator preferito anche quando è palesemente in torto. “Eh ma lui è bravo”, “Ma dai è solo un link”, “Non ha detto che è una pubblicità ma si capiva”.
No, non si capiva. E se scusiamo tutto, stiamo dicendo ai content creator che va bene così. Che possono continuare a far finta di nulla. Che tanto nessuno chiederà mai trasparenza vera.
Ti fidi ancora?
Alla fine la domanda è semplice: quando guardi un video, leggi un post o ascolti un parere, ti fidi davvero? Ti sembra genuino? O percepisci quella strana sensazione di “mi stanno vendendo qualcosa senza dirlo”?
Perché è da lì che inizia tutto. Dall’istinto. Dalla voglia di andare oltre la superficie e capire se c’è un pensiero vero o solo una strategia di marketing.
Quindi?
Nessun moralismo. Nessun “tutti cattivi, poveri noi”. Solo un invito a non abboccare a tutto, a riconoscere le dinamiche che ci stanno dietro. A premiare chi resta onesto. E a pretendere trasparenza, soprattutto quando di mezzo ci sono i nostri soldi, il nostro tempo e la nostra fiducia.
E tu? L’hai mai sgamato un creator che mentiva?
Hai smesso di seguirlo o fai finta di niente?
Parliamone nei commenti o passa su Instagram a dire la tua.
Lo sappiamo: ci caschiamo ogni volta. Ma da oggi, un po’ meno.