Per anni i videogiochi sono stati il cugino ignorato dell’industria creativa britannica. Sempre presenti, sempre profittevoli, ma mai davvero al centro del discorso. Ora qualcosa sta cambiando. E pure in fretta.
Logie MacDonald di UKIE, il principale ente di categoria del settore videoludico UK, lo dice chiaramente: “Non abbiamo mai visto un supporto di questo livello prima d’ora”. Ed è difficile dargli torto. Il nuovo Creative Industries Sector Plan, appena pubblicato dal governo, parla chiaro: i videogiochi contano. E meritano investimenti veri.
30 milioni di sterline per crescere (davvero)
Il cuore del piano si chiama Games Growth Package: 30 milioni di sterline spalmati tra il 2026 e il 2029, pensati per far crescere il settore su più fronti.
Una fetta consistente (anche se non ancora specificata) andrà a UK Games Fund, che finora aveva raccolto circa 16 milioni dal 2015. Il nuovo pacchetto rappresenta quasi un raddoppio dei fondi. Ottimo per chi sviluppa prototipi. Ottimo per gli studenti che sognano di fondare uno studio. Ottimo per chi ha idee ma non budget.
Altra parte del fondo andrà a Games London, che potenzierà il London Games Festival fino a raddoppiare il suo impatto economico: da 15 a 30 milioni annui, stando alle stime. L’obiettivo? Mettere i giochi UK sulla mappa globale. Come fa il Tokyo Game Show per il Giappone, o la GDC per gli USA.
Il problema delle competenze (finalmente) affrontato
Uno dei nodi storici del settore in UK è la mancanza di talenti specializzati. TIGA ha segnalato che nel 2024 metà delle aziende faticava a coprire i ruoli vacanti. Ora arriva una risposta concreta: nasce la UK Games Skills Network, un tavolo di lavoro che svilupperà una strategia su misura.
Tra i temi? Revisione dei visti per attrarre competenze estere, espansione degli apprendistati, e sinergia con il piano TechFirst, che punta a formare 7,5 milioni di lavoratori con skill in intelligenza artificiale entro il 2030.
Nasce il UK Video Games Council
Nel piano c’è anche una novità assoluta: un consiglio nazionale del videogioco, con 15-20 membri tra publisher, studi e fornitori di servizi. Sarà il punto di riferimento del governo per discutere di tutto: dai fondi pubblici alla regolazione dell’AI.
Una struttura che in altri settori esiste da tempo, ma nei videogiochi mancava. “È una mossa attesa da anni”, dice MacDonald. “Ora abbiamo un organo davvero rappresentativo.”
E i tax break? Ancora troppo bassi
Capitolo incentivi fiscali. Il governo ha confermato il Video Game Expenditure Credit (VGEC), che sta sostituendo l’ex Video Games Tax Relief (VGTR). Ma niente aumenti.
UKIE chiedeva:
- 53% di detrazione per progetti sotto i 10 milioni
- 39% per quelli sopra
Risultato? Zero cambiamenti. Colpa dei tagli? Probabile. Ma MacDonald insiste: “Quando i giochi costano milioni, ogni aiuto è vitale. E il nostro tasso attuale è meno competitivo rispetto a Francia o Canada. Questo pesa nelle decisioni di sviluppo.”
Secondo UKIE, un VGEC più generoso restituirebbe quasi il doppio di quanto costa allo Stato: 1,87 sterline ogni 1 investita.
Un cambio di narrativa, finalmente
C’è anche una questione simbolica. “Il fishing industry viene sempre citato nei discorsi politici”, osserva MacDonald. “Ma oggi è il gaming che spinge davvero la crescita.” E ha i numeri dalla sua: 7,82 miliardi di sterline il valore del mercato videoludico UK nel 2023, contro 1,1 miliardi per la pesca.
Anche il tono del governo sta cambiando. Lisa Nandy, Ministra per la Cultura, parla sempre più spesso di giochi. Keir Starmer li ha citati in pubblico. Sembra poco? Per un settore che per anni è stato invisibile, è tantissimo.
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